Distribuzione sul podio di Deloitte nel ‘Global Powers of Retailing 2021’. Le quattro aziende italiane della Gdo, presenti nella top 250, hanno ottenuto buoni risultati: “L’anno fiscale 2019, compreso fra luglio 2019 e giugno 2020 – spiega Enrico Cosio responsabile del settore retail, wholesale & distibution di Deloitte – si chiude in crescita per i big nazionali. Conad si conferma il colosso italiano, al 70° posto; seguono Coop in 73ª posizione ed Esselunga, 117ª; chiude Eurospin, che perde cinque posizioni, collocandosi al 163° posto”.

Per la prima volta entra in classifica Essilorluxottica, azienda storica del lusso e della moda franco-italiana, che si qualifica 157ª, dunque fra i grandi del retail mondiale.

Conad, per la quale non sono stati ancora contabilizzati gli effetti dell’integrazione di Auchan Italia, presenta, secondo Deloitte, un giro d’affari al dettaglio di 14,304 miliardi di dollari, in salita del 5,5 per cento. Andamento piatto per Coop, ferma, anno su anno, a 13,498 miliardi. Esselunga cresce di 3,5 punti e raggiunge 8,953 miliardi di Usd. Eurospin sale del 5,2%, fino a 6,599 miliardi, che diventa però un +7,1 in termini di Cagr, o tasso di crescita composto medio annuo. La perdita di posizione in graduatoria è dunque dovuta non all’arretramento del gruppo, ma all’avanzata di altri.

Purtroppo, manca, dall’analisi, una parte consistente del periodo Covid. La pandemia, conferma però Deloitte, ha inciso pesantemente sulle catene di approvvigionamento, che hanno subito interruzioni e blocchi per lunghi periodi, ha comportato l’incremento delle vendite online e una riduzione generale della richiesta e dell’acquisto di prodotti meno necessari, o francamente voluttuari. D’altro lato la chiusura dei ristoranti e dei locali ha, in parte, avvantaggiato gli operatori del dettaglio, così come la paura di recarsi in negozio ha portato effetti positivi all’online.

“I retailer che sono riusciti a crescere nel corso dell’anno sono quelli che hanno deciso di cogliere le opportunità della pandemia, puntando su telematica in genere, ma anche su delivery e drive e riuscendo, così, a proseguire le proprie attività in caso di lockdown – continua Cosio -. Le vendite online sono cresciute in tutto il mondo, in particolar modo per i pure player, come Amazon o JD.Com. I retailer fisici, che hanno visto crescere le proprie entrate, sono stati in particolare quelli operanti in ambito grocery, bricolage, casa, i fornitori di beni e servizi per le cure a domicilio e le attività di svago, come le tv digitali. Queste realtà sono lo specchio di consumatori che, in un breve lasso di tempo, hanno cambiato molte priorità. Nel corso del 2021 il ciclo economico riprenderà e la domanda tornerà ad aumentare, ma molte abitudini, nel frattempo acquisite, non cambieranno, anzi vedranno un processo di consolidamento, lasciando i rivenditori non attrezzati per cambiare il proprio modello di business ad affrontare una significativa crisi”.

Non sono certo considerazioni nuove, ma fotografano bene quello che è stato e che sarà.

Tornando ai dati e alle classifiche, si osserva che i top 250 hanno realizzato, nel 2019, un fatturato totale di 4.850 miliardi di dollari, con una crescita annua del 4,4 per cento.

Amazon continua e continuerà più che mai, la sua scalata in classifica, con un trend a due cifre (+13% nel 2019 e +17,7 di Cagr 2014-19), che supera la performance di tutti gli altri.

Il podio mondiale si conferma statunitense: in testa il solito Walmart (524 miliardi di dollari), da oltre 20 anni leader globale, tallonato, a lunga distanza, da Amazon (158 miliardi) e Costco (153).

Tre le aziende europee in Top 10 troviamo i due grandi discounter internazionali: Schwarz Group, cioè Lidl (126 miliardi), seguito da Aldi (106 milardi). In terza posizione, con una grande forbice, i supermercati Tesco (81 miliardi).

L’Europa traina per numero di aziende presenti nella Top 250, in tutto 87, questo perché la ricerca di crescita ha portato questi retailer ad ampliare le proprie attività al di fuori dei propri mercati nazionali, già maturi, distinguendosi così per il più alto livello mondiale di internazionalizzazione.

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