Anche nel 2020 i consumi degli italiani faranno registrare una crescita stimata di circa mezzo punto percentuale, in un quadro di accelerazione del Pil altrettanto contenuta, comunque troppo modesta per generare impatti percettibili sulla vita quotidiana. Questo immobilismo spinge i nostri connazionali a immaginare di dare un senso diverso alla propria vita, dedicando più attenzioni a sé e all’ambiente che ci circonda.

Queste alcune delle riflessioni che scaturiscono dal sondaggio di fine anno di Coop-Nomisma e dalle previsioni 2020 del Rapporto Coop, ora in versione completa, dopo l’anteprima digitale di settembre.

È scorrendo la lista dei “lo farò” che emerge la voglia di rimettersi in gioco, facendo partire il cambiamento in primo luogo dalle proprie vite, per poi generare effetti benefici anche nel mondo che ci circonda.

Gli italiani nel 2020 sono infatti determinati a dedicarsi alla cura di sé stessi, almeno per quel 68% che lo indica come prima cosa da fare nei prossimi 12 mesi. Poi c’è l’ambiente con il 65% che userà meno plastica, il 64% intenzionato a sprecare di meno, il 63% a camminare di più a piedi. Torna, inevitabilmente, tra le cose da fare, ritagliarsi più spazio per sé (62%) e fare valere di più i propri diritti (60%).

Se si guarda alla voce “grandi cambiamenti”, per il nuovo anno la grande maggioranza vorrebbe finalmente una crescita economica più robusta (85%), ma sa anche che non potrà essere così. Il 60% teme invece che lo spread torni a impennarsi.

I consumi, anche grazie al reddito di cittadinanza e alle attese misure sul cuneo fiscale, potrebbero lievemente arrotondare il saggio di crescita del prodotto interno lordo, che dovrebbe comunque rimanere ampiamente inferiore al punto percentuale. Si tratta, quindi, di una prospettiva di modestissima ripresa, che rimane soggetta ai rischi di deterioramento incombenti sul quadro globale e che, probabilmente, non avrà impatti percettibili sulla vita quotidiana.

La maggior parte dei soggetti prevede comunque di spendere di più nel nuovo anno. Al top delle spese obbligate, e in aumento, le bollette, il carburante e le spese per il trasporto e per i servizi sanitari. Oltre a queste mantengono saldi positivi anche l’alimentazione, i viaggi e, di nuovo, la cura personale.

Le tinte fosche dello scenario del Paese si ravvivano qua e là dell’energia di un Meridione e un Centro che, insieme agli under 35, sono determinati a rincorrere il Nord e a trascinare il Paese fuori dalla risacca, almeno stando alle volontà espresse.

Al Sud crescono tutti gli elementi di quegli stili alimentari che si sono ormai già affermati al Nord. La spesa per il cibo della tradizione è prevista in crescita per il 38% dei residenti del Mezzogiorno (34% in media nazionale). Seguono i prodotti bio e salutistici per il 29% (vs 26%), i cibi integrali per il 31% (vs 29%) e i superfood per il 22% (vs 19%).

Sono gli under 35 coloro che, in modo più numeroso, contano nel 2020 di spendere di più per cibo e bevande (23% rispetto al 19% della media nazionale), abbigliamento e calzature (24% vs 18%), ristoranti e locali (23% vs 17%), viaggi e vacanze (36% vs 27%), tecnologia (33% vs 28%) e così via.

Anche grazie all’esplosione dell’egrocery e del meal delivery le previsioni di spesa alimentare degli italiani sono molto positive per i consumi domestici (+12% il saldo tra chi intende aumentarla e chi vuole diminuirla) e sono invece leggermente negative per quelle extradomestiche (-3%).

Non è un caso che il meal delivery sia in testa alla classifica dei consumi che saranno effettuati per la prima volta e che l’aumento sia a due cifre, soprattutto tra i più giovani.

Più in generale, nelle scelte di consumo alimentare per il 2020, si afferma un nuovo connubio tra la continua attenzione a un’alimentazione salutare e di qualità e un nuovo ritorno alla tradizione (sono questi i prodotti a cui pensano di destinare maggiori risorse il 30% degli italiani). Sia in casa che nei consumi outdoor la maggioranza immagina di lasciarsi guidare dalla tradizione e dalla naturalità facendo scelte che penalizzano il junk food, la carne rossa e, per la prima volta, anche i piatti pronti (in calo entrambi secondo il 20% degli italiani).

Sebbene in crescita, evidenziano invece saldi meno pronunciati alcuni beni che avevano segnato gli stili alimentari emergenti alcuni anni fa. Per i prodotti etnici, vegani, gluten e lactose free, la quota di coloro che prevedono di far crescere la spesa supera di poco quanti intendono ridurla.

Il 2019 si appresta a chiudere, per la Gdo, con un trend di crescita del fatturato vicino all’1,5% grazie all’inversione di tendenza al Sud (+0,9% rispetto al -0,6% del 2018) e al ritorno in terreno positivo delle vendite di prodotti freschi a peso variabile (+1,6%, dopo la brusca frenata di più di 3 punti registrata nel 2018).

Nel 2020 la grande distribuzione dovrebbe ancora giovarsi di una favorevole canalizzazione della domanda. Alla fine del 2019, infatti, lo sviluppo della rete di vendita in metri quadrati è stato di circa 3,5 punti percentuali per i discount e di mezzo punto per i supermercati: analoghi tassi di sviluppo sono prevedibili anche nel corso del 2020.

Per gli iper, il previsto calo della rete di vendita (-0,6% a fine 2019) dovrebbe essere compensato, così come accaduto già nel 2019, da un positivo andamento a parità di rete degli altri negozi. Nelle dinamiche evolutive del 2020 si segnala anche un lieve rialzo dei prezzi (+1%), a fronte del mezzo punto registrato nel 2019.

Per la distribuzione moderna, quindi, l’anno appena iniziato si annuncia in positivo, con previsioni di crescita dell’ 1,4%, senza, peraltro, tenere conto della spinta del canale e-commerce: gli acquisti alimentari on line nel 2019 si sono, infatti, rivelati particolarmente brillanti (+26% rispetto al 2018, con una quota sul totale grocery prossima al 2,5%) e continueranno presumibilmente a rafforzarsi, con un’ulteriore aumento previsto del 30%, che contribuirà a rafforzare ulteriormente le dinamiche positive.