Le differenze inventariali costano alle aziende distributive quasi 5 miliardi di euro: è la cifra chiave del nuovo rapporto “La Sicurezza nel Retail in Italia 2021”, condotto da Crime&tech, spin-off dell’Università Cattolica del Sacro Cuore con il supporto di Checkpoint Systems.

La perdita vera e propria è di 3,48 miliardi di euro, pari all’1,41% del fatturato, ma aggiungendo i costi per le misure di contrasto e difesa, si arriva, a 4,97 miliardi, come se ogni cittadino pagasse 84 euro all’anno.

Si evidenzia un peggioramento del fenomeno – di 4 euro per abitante - nel lungo periodo, cioè rispetto al valore stimato nel 2017, che si attestava a 4,8 miliardi.

Il mostruoso ammanco è dovuto a veri e propri reati, fra i quali prevalgono il taccheggio e le frodi, ma anche a errori amministrativi, scarti, rotture e inefficienze operative.

Le misure adottate in risposta alla pandemia di Covid-19 hanno avuto un effetto ambivalente. Il 41% dei soggetti intervistati, tutti security manager, segnala un aumento delle perdite, mentre il 38% evidenzia un calo.

Il 52% delle differenze inventariali resta di natura sconosciuta, ovvero non è stato possibile attribuire loro cause certe. Concentrandosi sugli ammanchi chiariti, la causa più frequente è rappresentata dai furti esterni, seguito dal furto di necessità e dal furto con scasso.

Il valore medio della merce rubata nei singoli episodi di taccheggio è pari a 48 euro, un dato che però varia in base alle merceologie.

Le modalità operative più utilizzate dai ladri sono la rimozione delle etichette antitaccheggio e il ‘prendi e fuggi’.

In Campania, Abruzzo e Lombardia si è registrata la massima incidenza di taccheggi per punto vendita tra il 2019 e i primi sei mesi del 2021, mentre, considerando il valore totale, le regioni più colpite sono Lombardia ed Emilia-Romagna.

I furti avvengono con maggiore frequenza nelle ore serali (dalle 18 alle 20) e nei fine settimana. Alcune tipologie commerciali - supermercati, ipermercati e brico - tuttavia presentano un alto numero di eventi anche nell’orario del pranzo (dalle 12 alle 14) e nella mattinata.

Secondo i rispondenti, il 60% degli episodi di taccheggio e riconducibile ad attività organizzate, messe in atto da due o più persone che si associano per derubare, o frodare, le aziende retail in maniera pianificata, sistematica e ripetitiva, con lo scopo di rivendere il bottino.

Per le frodi esterne, i soggetti indicano i resi fraudolenti, l’abuso di carte fedeltà e lo scambio di etichette dei prodotti come le modalità più comuni.

Secondo il 52% circa del campione si è registrata una crescita delle frodi online e tramite mezzi di pagamento, dovuta al maggiore utilizzo del canale telematico. Inoltre, si segnala un aumento degli articoli non passati in cassa, favorito dalla diffusione di strumenti di checkout indipendente.

Furti e frodi interne sono la seconda causa criminale delle differenze inventariali. Le modalità maggiormente rilevate sono il furto della merce a opera di dipendenti, seguita dall’annullamento totale, o parziale, degli scontrini, dal reso di merce fraudolento e dalle frodi su scontistica, o cambio valore dei prodotti. Cassieri e addetti alle pulizie sono i dipendenti più coinvolti.

Relativamente ai reati commessi da fornitori, piuttosto stabili tra il 2019 e il 2020, a essere più a rischio si dimostrano i servizi, logistici o meno.

I prodotti rubati con più alto valore sono i capispalla, gli alcolici, le calzature e accessori, gli smartphone e gli utensili elettrici.

Le misure di sicurezza più comuni comprendono la videosorveglianza (97% delle aziende rispondenti), i sigilli alle porte e i controlli alle uscite di emergenza (90%), le barriere antitaccheggio (87%), i servizi di vigilanza o di portierato (84%) e i sistemi di allarme gestiti da terze parti (84%).

Per quanto concerne la protezione delle merci, si adottano placche/etichette antitaccheggio applicate in-store (83%), scaffali chiusi o vetrine (54%), e placche/etichette antitaccheggio applicate alla fonte (48 per cento).


Nota metodologica:

I dati sono stati raccolti attraverso un questionario online distribuito a un campione di security manager appartenenti a 33 gruppi aziendali del retail e Gdo, per un totale di oltre 9.900 punti vendita. Sono state analizzate, poi, informazioni su più di 150.000 singoli eventi criminali registrati in 756 punti vendita di tutta Italia tra il 2019 e i primi sei mesi del 2021.