La decisione di Coop di promuovere una legge di iniziativa popolare volta a liberalizzare la vendita dei farmaci da banco, e conseguentemente di ottenere un consistente ribasso del prezzo di questi prodotti, ha tagliato un primo importante traguardo. Nei giorni scorsi sono state infatti consegnate al vice-presidente della Camera dei deputati - onorevole Fabio Mussi - oltre 174mila firme raccolte in tutta Italia. Se a queste si aggiungono quelle in calce alla petizione che mira a sostenere il medesimo progetto di legge, le adesioni raccolte da Coop raggiungono quota 300mila, in vista del dichiarato obiettivo finale di mezzo milione di firme da raggiungere entro la fine di maggio. «Si tratta di un risultato straordinario – ha commentato Aldo Soldi, presidente di Ancc-Coop – conseguito in meno di un mese grazie alla volontà di partecipare alla nostra iniziativa da parte di migliaia di cittadini. D’altra parte la strada da noi intrapresa, quella della proposta di iniziativa popolare, aveva proprio questo fine. Ora mentre la petizione continua, con lo scopo di toccare quota di 500mila firme, la proposta di legge inizia il suo iter». Federfarma, l’associazione che raggruppa le farmacie italiane, non è stata però con le mani in mano. Lo scorso 28 febbraio è partita una campagna pubblicitaria (in corso) firmata nientepopodimeno che da un guru della creatività come Gavino Sanna. Obiettivo: “informare sulla funzione della farmacia e sul ruolo del farmacista nell’attuale contesto sociale e culturale”. «La campagna – ha spiegato Giorgio Siri, presidente di Federfarma nazionale – intende rafforzare nei cittadini, nei politici e negli amministratori pubblici la consapevolezza del contributo apportato quotidianamente dalla farmacia alla tutela della salute del Paese. Una consapevolezza che di sicuro esiste ma talvolta non riesce a emergere sufficientemente. Per questo la campagna evidenzia in quanti modi e con quali operazioni il farmacista, dall’interno della farmacia e con tutte le garanzie che questa assicura mette il farmaco a disposizione del cittadino». Le argomentazioni usate nella comunicazione di Federfarma, tuttavia, non convincono fino in fondo. Nemmeno quando fanno appello al ruolo sociale dei farmacisti e al rapporto di conoscenza “intimo” che spesso possono vantare nei confronti dei consumatori. Il sospetto che si tratti di una mera sollevata di scudi contro la minaccia a privilegi commerciali di una potente lobby son ben più che legittimi. I punti nodali della proposta Coop, del resto, non si capisce in quale modo potrebbero rappresentare un “pericolo concreto” per la salute dei cittadini. Il primo, come è noto, è la possibilità di vendere i farmaci senza obbligo di ricetta al di fuori del circuito esclusivo delle farmacie. Il secondo è l’indicazione della vendita in spazi separati rispetto agli altri reparti e con la presenza obbligatoria di un farmacista. Il terzo è la facoltà di abbassare i prezzi dei farmaci. Il quarto è il divieto di iniziative promozionali. Soldi si è dichiarato «felice» che l’ultimo dato Istat (ai primi di febbraio) abbia registrato una diminuzione dei prezzi dei medicinali. «Certamente - ha osservato - non è privo di significato il fatto che questo abbassamento sia avvenuto proprio in concomitanza con l’inizio della raccolta firme promossa da Coop. Riteniamo anzi che solo l’avvisaglia di un solo possibile allargamento del mercato abbia generato tale positiva reazione. Segno evidente che, qualora la nostra proposta diventasse legge, gli esiti sarebbero oltremodo significativi in termini di prezzi a vantaggio dei cittadini, in linea con quanto avviene negli altri paesi europei».