Nella distribuzione nuovo è bello: lo afferma una recente analisi di Iri, che parte, intanto, da una fotografia dei trend del largo consumo confezionato. Le vendite, nel canale moderno, discount compresi, hanno raggiunto, in Italia, una crescita del giro d’affari, fra gennaio e ottobre 2015, del 2,7%, grazie a un aumento del volume degli acquisti dell’1,9 per cento.

Ma la variazione, spiega l’istituto di ricerche, è interamente trainata dai nuovi punti di vendita aperti nel corso dell'anno: “Se focalizziamo l'attenzione sul ‘core’ della Gdo, ovvero sull'insieme di ipermercati, supermercati e superette, scopriamo infatti che i distributori hanno rinnovato (ovvero aperto, chiuso o ristrutturato) circa il 5% degli oltre 15.600 negozi operanti sul territorio nazionale”.

Questi nuovi punti di vendita hanno da soli attratto un giro d'affari annuo superiore di circa 560 milioni rispetto ai vecchi esercizi, spesso chiusi definitivamente, o per ristrutturazione, fornendo un contributo alla crescita del canale vicina ai 2 punti”. I nuovi negozi sviluppano una redditività - misurata come fatturato complessivo per metro quadrato di superficie di vendita - maggiore del 29% rispetto ai vecchi.

I consumatori sembrano rispondere molto positivamente alle nuove modalità di offerta proposte dal mercato, dimostrando, ancora una volta, che l'innovazione è una leva fondamentale per reagire alle difficoltà del mercato. Così, a fronte dei modesti risultati della rete distributiva preesistente - invariati gli acquisti a volume in questi punti di vendita, nel progressivo a ottobre -, le nuove proposte accolgono il gradimento e soddisfano i bisogni delle famiglie.

Ma quali sono le principali caratteristiche dei nuovi punti di vendita rispetto a quelli chiusi? Gli ipermercati di nuova apertura hanno dimensioni medie più piccole di quelli disattivati nella medesima fascia. Inoltre sono stati inaugurati solo 3 nuovi Pdv, a fronte della cessazione di 5. Dunque è in atto un processo di riduzione e di concentrazione intorno ai format più moderni e più “compatti”.

Al contrario i supermercati e le superette di recente inaugurazione sono più grandi di quelli chiusi, questo indipendentemente dalla fascia di superficie di appartenenza. In altre parole si assiste alla tendenza a ridurre le situazioni estreme: non troppo grande e non troppo piccolo.

“Da questi numeri – prosegue l’analisi Iri - possiamo trarre alcune indicazioni fondamentali. Lo svecchiamento della rete è necessario per riconciliare l'offerta con il significativo cambiamento del consumatore avvenuto negli anni della crisi: il cliente ha imparato ad adottare un atteggiamento all'acquisto più critico ed è disposto a sperimentare e frequentare più punti di vendita per soddisfare i propri bisogni”.

L'obsolescenza di alcuni format distributivi diventa più che mai un fattore critico, perché pesantemente punita dal consumatore. Il proliferare dell'offerta a scaffale richiede spazi adeguati: questo vale soprattutto per i negozi di vicinato, che non possono più permettersi di sacrificare l'ampiezza d’offerta, senza pesanti ripercussioni sul giro d’affari.

“La necessità di svecchiamento della rete – avverte l’istituto - comporta una nuova sfida per i gruppi distributivi, perché il ciclo di vita di ogni struttura di vendita rischia di accorciarsi e ciò costringe a ridurre i tempi necessari per portare in attivo i singoli negozi”.