Spaventata, dolente, indecisa tra risentimento e speranza: ecco – secondo il 54° rapporto annuale del Censis - l’Italia nell’anno della paura nera. Il 73,4% indica nel timore dell’ignoto e nell’ansia conseguente il sentimento che prevale su tutto. Lo Stato è il salvagente a cui aggrapparsi nel massimo pericolo. Il 57,8% è disposto a rinunciare alle libertà personali in nome della tutela della salute collettiva, lasciando al Governo le decisioni su quando e come uscire di casa, su cosa è autorizzato e cosa non lo è, sulle persone che si possono incontrare, sulle limitazioni alla mobilità personale.

Il 38,5% è pronto a rinunciare ai propri diritti civili per un maggiore benessere economico, accettando limiti al diritto di sciopero, alla libertà di opinione e di iscriversi a sindacati e associazioni. Il 77,1% chiede pene severe per chi non indossa le mascherine, non rispetta il distanziamento sociale o i divieti di assembramento.

Il 76,9% è convinto che chi ha sbagliato nell’emergenza, che siano politici, dirigenti della sanità o altri, debba pagare. Il 56,6% chiede addirittura il carcere per i contagiati che non rispettano rigorosamente le regole della quarantena. Il 31,2% non vuole che vengano curati (o vuole che vengano curati solo dopo, in coda agli altri) coloro che, a causa dei loro comportamenti irresponsabili, si sono ammalati. E per il 49,3% dei giovani è giusto che gli anziani vengano assistiti solo dopo di loro.

Oltre al ciclopico debito pubblico, le scorie dell’epidemia saranno molte. Fra antichi risentimenti e nuove inquietudini e malcontenti, persino una misura indicibile, per la società italiana, come la pena di morte torna nella sfera del praticabile: a sorpresa, quasi la metà (il 43,7%) è favorevole alla sua introduzione nel nostro ordinamento (e il dato sale al 44,7% tra i giovani).

E questa Italia, oltremodo egoista e paurosa, dice sì al giro di vite per le festività: in vista del Natale e del Capodanno, il 79,8% chiede di non allentare le restrizioni, o di inasprirle. Il 54,6% spenderà di meno per i regali da mettere sotto l’albero, il 59,6% taglierà le spese per il cenone dell’ultimo dell’anno. Per il 61,6% la festa di Capodanno sarà triste e rassegnata.

Ma la motivazione delle rinunce è sempre la paura: rispetto a dicembre 2019, a giugno 2020 la liquidità delle famiglie (contante e depositi a vista) ha registrato, infatti, un incremento di 41,6 miliardi di euro (+3,9% in sei mesi) e ora supera i 1.000 miliardi. La corsa alla liquidità è evidente nel parallelo crollo delle risorse riversate in azioni (-63,1 miliardi nello stesso periodo, -6,8%), obbligazioni (-11,2 miliardi, -4,6%), fondi comuni (-23,1 miliardi, -5%). La liquidità stessa pesava per il 32,9% del portafoglio finanziario degli italiani nel giugno 2019 ed è arrivata al 34,5% a giugno 2020.

Il 66% si tiene pronto a nuove emergenze, adottando comportamenti cautelativi: mettere i soldi da parte ed evitare di contrarre debiti. Anche perché il 75,4% giudica insufficienti o tardivi gli aiuti dello Stato.

Nel frattempo, i consumi ristagnano. Nel secondo trimestre dell’anno la riduzione della spesa media mensile per questa voce è stata del 19,1% rispetto alla fine del 2019. Al netto della spesa alimentare e abitativa, il crollo è stato ben maggiore. Nel confronto destagionalizzato fra il quarto trimestre 2019 e il secondo trimestre 2020 il consumo si è ridotto di quasi 20 miliardi di euro per i servizi e di 10,5 miliardi per i beni.

Un’indagine Censis, realizzata nel mese di maggio, ha registrato però un decollo degli acquisti online. Più di due terzi degli italiani maggiorenni hanno praticato l’e-commerce e il 25,9% ha aumentato l’uso della rete a questo scopo. Incrementi forti si registrano per la spesa quotidiana a distanza (+14,8%) e per i servizi di food delivery (+10,9%).

Anche per questo, dopo lo stato d’eccezione, le prime a salvarsi saranno le reti che ci hanno sostenuto, una locuzione per dire Internet. L’87% dei cittadini ha dichiarato di avere utilizzato nell’emergenza la connessione internet fissa a casa e che è stata sufficiente. In oltre la metà dei casi si è fatto ricorso anche alla connessione dati del telefono cellulare. Più del 70% ha detto di possedere le competenze di base necessarie per svolgere tutte le attività online.

Si può stimare che quasi 43 milioni di persone maggiorenni (tra queste, almeno 3 milioni di novizi) siano rimaste in contatto con i loro amici e parenti grazie ai sistemi di videochiamata. Il lockdown ha generato nuovi utenti e ha rafforzato l’uso della rete da parte dei soggetti già esperti.