A fine marzo gli italiani erano ancora fortemente preoccupati per il Coronavirus: lo dimostra un’indagine condotta da Jakala, la prima società italiana di martech, con 250 milioni di fatturato, 1.000 dipendenti e 13 sedi internazionali, che abbina marketing e tecnologia, applicati al mondo dell’engagement, della fidelizzazione e degli incentivi.

L’analisi, che fa parte dell’Osservatorio Covid dell’azienda, è stata condotta alla fine del terzo mese dell’anno su 4.000 intervistati, compresi fra 25 e 65 anni, e presentata, il 21 aprile, da Alessandro Maggio, chief marketing & digital officer di Jakala, durante il convegno online ‘Grocery connect’, organizzato dall’acceleratore di business Retail Hub.

Il 59% dei nostri concittadini è molto, o estremamente allarmato (37 e 22 per cento rispettivamente), il che, letto in positivo significa, però, che un 40% oscilla fra le riposte ‘per niente’ e ‘moderatamente’: è un discreto potenziale in vista della Fase 2.

Discreto perché gli italiani, come molti altri popoli, non si fanno grandi illusioni sulla durata della pandemia, che, reputano, dovrebbe protrarsi per 2 o 3 mesi (35%), ma anche per 4-6 (36%) o, addirittura, per oltre un semestre (24%).

Desta notevoli timori l’impatto sul reddito familiare: la ricaduta sarà elevata, o elevatissima, nelle percezioni del 49% dei soggetti e moderata per il 36% il che conferma le previsioni di una contrazione estesa della domanda.

Gli acquisti maggiormente premiati rispetto al periodo ante Covid hanno riguardato l’alimentare e le bevande (50%, risposte multiple), l’igiene casa e persona (47%), l’intrattenimento domestico (25%).

Per canale si conferma il successo dell’e-commerce: il 68%, durante l’epidemia, ha fatto il suo primo acquisto in modalità digitale.

In tale contesto i brand del largo consumo – moda, retail specializzato e non, elettronica, igiene e bellezza – hanno aumentato la pressione comunicativa a partire dal 29 gennaio (primi contagi rilevati), accelerando ancora nelle due settimane iniziali di febbraio con picchi rilevanti soprattutto nella cosmesi.

“Nel mondo grocery – scrive Jackala – c’è un forte incremento della comunicazione in giorni della settimana solitamente meno presidiati, come la domenica e il martedì, ma il venerdì resta il preferito”. Ovviamente, per il retail, non si tratta tanto di mezzi classici, quanto di attività promozionali – offerte, volantini, sconti, vantaggi sulle spedizioni - e di informazione su temi rilevanti: orari, misure cautelative per i dipendenti e i consumatori, ma anche donazioni, beneficienza e Csr in generale.

E dopo il Covid o, per lo meno, dopo la fase più acuta di esso? I rispondenti, in linea di massima, non si attiveranno subito e non abbandoneranno una serie di cautele: aspetteranno per capire (40%) o, in misura molto minore (20%), faranno festa con amici e parenti o, ancora, (18%) si recheranno al ristorante.

Le uscite da casa riprenderanno come prima solo per il 28% degli italiani, mentre un 38% si darà limiti precisi. Insomma, il mantra, ‘niente sarà come prima’, potrebbe dimostrarsi molto vero, almeno nei prossimi mesi o, addirittura, nel futuro semestre.

Non regge, più di tanto il ricorso in massa all’e-commerce: il 32% pensa, nel post, di privilegiare il commercio fisico, il 15% non farà distinzioni e il 20% utilizzerà il digitale per motivi di emergenza.

Jakala suggerisce ai retailer varie azioni: adottare una comunicazione locale molto pervasiva nei bacini di utenza dei punti vendita, per continuare a dare informazioni utili sulle condizioni di sicurezza; ottimizzare gli assortimenti in funzione dei nuovi paradigmi di consumo, consolidatisi nel periodo; introdurre strumenti e percorsi fisici che garantiscano un’esperienza di shopping sicura, semplice e soddisfacente; recuperare gli acquisti di impulso anche sul canale online, mediante mezzi di design persuasivo e iniziative di fidelizzazione, come gli abbonamenti per la spesa digitale.

Per dare un segnale concreto Jackala offirà, fino al 30 giugno, un supporto pro bono ai propri clienti, in modo da gestire le affluenze, conoscere i dati sulla portata dei transiti e migliorare la soddisfazione degli utenti finali. Questo avverrà anche grazie all’alleanza con U First, la principale app salvatempo e anticode, con fila da remoto, fila sul posto con operatore, fila sul posto self service, per evitare contatti.