In un solo mese, dall’inizio della crisi sanitaria, si è registrato un salto evolutivo verso il digitale di 10 anni. Dall’inizio del 2020 a oggi sono 2 milioni i nuovi consumatori online in Italia (in tutto 29 milioni), 1,3 milioni dei quali, secondo le stime di Netcomm, da attribuire all’impatto dell’emergenza Covid-19.

Negli stessi mesi dello scorso anno gennaio-aprile 2019, infatti, si registravano 700.000 nuovi consumatori: si tratta della crescita organica che il mercato e-commerce si aspettava anche nei primi 4 mesi del 2020, se non fossero subentrato il lockdown.

È proprio il commercio elettronico quello che crescerà di più (fino a +55%) a livello mondiale con l’emergenza sanitaria, seguito dagli operatori multicanale (+23%) e dalla vendita all’ingrosso di prodotti farmaceutici (+15).

Diversi settori, come il tessile e moda, sono stati colpiti più duramente di altri anche online, ma il 77% dei merchant ha dichiarato di avere acquisito nuovi clienti durante questa fase.

Nelle vendite online si è registrata una vera e propria impennata in settori che, fino a poche settimane fa, erano considerati emergenti: pet care (+154%), cibi freschi e confezionati (+130%), prodotti per la cura della casa (+126%) e della persona (+93).

Queste le principali evidenze sull’evoluzione dell’e-commerce in Italia, con l’arrivo del Covid-19, presentate durante l’edizione di Netcomm Forum Live (6 e 7 maggio).

“Stiamo assistendo a un’evoluzione inaspettata dei modelli di consumo degli italiani - commenta Roberto Liscia, presidente di Netcomm -. A cambiare in tempi record sono state soprattutto le modalità di spedizione e di consegna. Il clicca e ritira ha registrato un 349% e ci aspettiamo che, nei prossimi mesi, diventerà un’abitudine consolidata, poiché consente flessibilità, adattamento alle esigenze di mobilità e, soprattutto, distanziamento sociale. Un modello che ha preso piede in Italia, in questi due mesi di confinamento, è il proximity commerce, che permette l'integrazione tra i grandi player del commercio elettronico e i piccoli negozianti, i quali, grazie alla logistica e alle piattaforme di consegna, possono raggiungere i clienti delle zone limitrofe. Si tratta di un servizio che ha finalmente raggiunto cittadine e piccoli centri che, fino a poche settimane fa, non avrebbero immaginato di poterne beneficiare. Difficilmente i consumatori rinunceranno a questa pratica”.

Tuttavia, emerge che la tendenza a una logica omnicanale è ancora bassa, come basso rimane il livello di gestione dei negozi tramite app, le quali consentano ai clienti di localizzare il punto vendita più vicino, pagare, ricevere sconti e programmi fedeltà.

Dall’analisi condotta da Netcomm su circa 280 insegne di vari comparti, che rappresentano circa 46.000 esercizi commerciali, risulta che il 79% possiede un canale e-commerce attivo, ma solo il 37% è abilitato al ritiro o al reso in store di prodotti acquistati online.

A confermare i rilievi è la ricerca svolta, in occasione del Forum, da Gfk. A partire da marzo cresce in maniera significativa la penetrazione del canale online per il settore del largo consumo. Il 37% delle famiglie italiane che hanno fatto la spesa a distanza nelle ultime settimane non aveva mai effettuato acquisti sul web di prodotti Fmcg nell’arco di un anno.

Analizzando l’evoluzione degli acquisti di beni di largo consumo nei primi mesi del 2020 emerge una novità significativa, anche se piuttosto evidente: un numero crescente di italiani ha iniziato a fare la spesa online durante il lockdown.

Nei primi tre mesi dell’anno, è cresciuta di +4,6 punti la penetrazione del canale telematico per il settore Fmcg. L’evoluzione più significativa si è avuta nel mese di marzo.

Non solo: guardando alla domanda, il numero dei nuovi e-shopper avrebbe potuto essere ancora più elevato. Infatti, nel mese di marzo, il 19% delle famiglie ha cercato di comprare in remoto, ma non è riuscito a causa di limiti strutturali delle piattaforme della distribuzione, che si sono trovate ad affrontare, in pochi giorni, una crescita esponenziale delle richieste.