Continua a crescere il mercato dei pet food che, per quanto riguarda i prodotti per cani e gatti, chiude il 2016 con un fatturato di 1.971 milioni di euro, in crescita del 2,7% e con un volume di vendita di 559.200 tonnellate (+1,3%).

I tassi sono superiori a quelli del largo consumo confezionato e, nel 2013-2016, fanno segnare una variazione composta media del 3,2% a valore e dello 0,5 in quantità.

Questi alcuni dati della X edizione del Rapporto Assalco-Zoomark, compendio annuale realizzato con il contributo di Iri e Anmvi (Associazione nazionale medici veterinari), presentato in occasione di Zoomark International 2017, l'evento clou per i beni e servizi per animali da compagnia che si svolge negli anni dispari a Bologna Fiere.

Il documento, di 109 pagine, contiene ogni tipo di indicazione: dalle norme per la buona salute dei pet, alle leggi da applicare in viaggio, al censimento della popolazione animale europea e italiana (secondo Euromonitor ci sono oltre 60 milioni di pet, compresi pesci, roditori, volatili e rettili, nelle case della nostra Penisola), per arrivare, appunto, a una capillare analisi del mercato e dei relativi canali di distribuzione. Non mancano le cifre chiave dello scenario internazionale.

Dal punto di vista commerciale in Italia il settore è diviso, sempre per l’alimentare per cani e gatti, in tre circuiti: il grocery (iper, super, superette e negozi affiliati), le catene specializzate e i petshop tradizionali.

Il grocery, si legge, “veicola il 56,8% del fatturato complessivo del mercato pet food (ossia 1.222,5 milioni di euro) e il 75,1% dei volumi (420.234 tonnellate). Prosegue nel 2016 lo sviluppo del canale, con un trend positivo a valore dell’1,4% e a volume dello 0,9. La crescita è guidata dai supermercati che sviluppano il 30,1% del giro d’affari e il 33,6 delle quantità. Da sottolineare le performance dei superstore, che, anche in questo comparto, si confermano virtuosi, con un’ampiezza d’offerta maggiore rispetto ai format di prossimità e una proposta più efficace in confronto agli iper”.

Anche qui l’ipermercato è in affanno e, nonostante le superfici imponenti, raccoglie solo il 10,7% dei volumi e il 9,3 dei valori. Alla crisi strutturale del format si somma “lo sviluppo dei superstore e delle superfici specializzate; restano in campo negativo le piccole superfici a libero servizio (100-399 mq) che generano il 5,8 del fatturato e il 6,6% dei volumi. In crescita le vendite dei discount (20,6 in quantità e 8,4 in valore)”.

È, in sostanza, una geografia degli acquisti che rispecchia quella generale dei beni di largo consumo.

In questo caso la Gdo si trova a competere con insegne specializzate molto forti - con un totale di 503 punti vendita, solo contando i gruppi con almeno 7 negozi - che, oltre all’alimentare, offrono una vastissima gamma non food e molteplici servizi, come la toelettatura, le cure veterinarie, la consulenza degli esperti durante la crescita, i corsi sportivi per animali. Inoltre le catene spaziano molto sull’acquariologia e sui piccoli animali: volatili, roditori, rettili e pesci. E infatti, scrive il rapporto, “le grandi insegne di petshop (7,2% dei volumi e 11,2% dei valori, per un totale di 40,2 tonnellate e 221,2 milioni di euro) hanno continuato a crescere a due cifre con dinamiche del 12,6 a valore e del 12,3 a volume sull’anno precedente”.

Rimane molto estesa, con 4.912 negozi, la rete dei petshop classici, che “coprono solo il 17,7% dei volumi, ma che generano il 31,8% dei valori. Per il terzo anno consecutivo il canale mostra una crescita del fatturato”. Nonostante la forza della Gdo e degli specialisti, la strategia, mirata sul servizio e l’innovazione, garantiscono, agli esercenti tradizionali, una buona vitalità e un’interessante redditività.

Importante osservare, per quanto concerne ancora la Gdo, la rincorsa delle private label: “Nel mercato del petfood i MDD sviluppano una quota a valore del 22,1 per cento nelle sole grandi superfici. E, se il perimetro si allarga al totale grocery, l’incidenza sale 30,4 per cento”.

La moderna distribuzione appare ben posizionata anche nel non food. Le vendite di prodotti per igiene, di giochi, guinzagli, cucce, ciotole, gabbie, voliere, acquari, tartarughiere e utensileria varia, registrano un +6 a valore e un +7 in volume.

Le lettiere per gatti, infine, considerate come categoria merceologica a sé stante, sono il principale prodotto non alimentare in grande distribuzione, dove generano oltre 67 milioni di fatturato, in crescita del 3,7% e con volumi che progrediscono dell’1,9.

La Gdo, sebbene alla guida del settore, vuole sfidare i grandi specialisti e avanzare ancora, a partire da Conad, che ha l’obiettivo di arrivare, in tempi relativamente brevi (24 mesi dalla prima apertura) a 100 PetStore. La nuova catena, partita il 4 maggio 2016 a Modena, conta già 17 negozi in 8 Regioni, fra le quali Emilia Romagna, Umbria, Lazio, Sardegna, Sicilia.

Attiva da tempo nel settore anche Iper La Grande I (Finiper), con 5 Pet Food Store, tutti in Lombardia.

Da segnalare poi lo sbarco nel mondo degli specializzati di Iperal (600 milioni di fatturato). Il gruppo valtellinese ha inaugurato il 27 aprile, presso il centro commerciale Fuentes di Piantanedo (Sondrio, 25.000 mq Gla) il suo primo Pet Store, forte di 45 marchi e oltre 5.500 prodotti.

Nel mondo Coop, infine, ad aprire le danze dovrebbe essere Alleanza 3.0, che avrebbe in cantiere circa 7 aperture di negozi per animali in Emilia Romagna e Veneto.

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