Calendario intensissimo per l’alimentare: da TuttoFood e Seeds&Chips in Fiera Milano dal 6 al 9 maggio, ai due fouri salone, Milano food week e Milano food city, in pieno svolgimento dal giorno 2, a Mapic Food & Beverage (Mico, 8-9 maggio) a Macfrut di Rimini (8-10 maggio).

Una vera scorpacciata nella quale la nota maggiormente positiva è l’export. Se nel 2018 il nostro agroalimentare ha chiuso i conti con flussi in uscita pari a 41,8 miliardi di euro (+1,8%), il primo bimestre del 2019 si è aperto in modo addirittura eccezionale.

Secondo l’Ufficio Studi di Cia-Agricoltori Italiani, che ha analizzato i più recenti dati Istat, a gennaio-febbraio si è registrata una riduzione del deficit della bilancia commerciale di settore del 38% sul corrispondente.

Sempre su base tendenziale le nostre esportazioni agroalimentari (6,7 miliardi di euro) sono cresciute del 6,6% (+1% per i prodotti agricoli e +7,8% per gli alimenti). Più deboli, ma positive, le importazioni 7,2 miliardi e 1,3% di incremento.

Negli Usa, terzo sbocco dell’italian food, la variazione annua ha sfiorato il 17% mentre in Gran Bretagna (quarto mercato di riferimento), la crescita degli acquisti è stata di oltre 10 punti.

“Questa corsa all’approvvigionamento – scrive Cia – rispecchia i timori e le preoccupazioni degli importatori che, nei primi mesi dell'anno, sono stati al centro di allarmismi e tensioni politiche sul fronte del commercio internazionale: negli Stati Uniti, con le minacce di dazi da parte della presidenza Trump e Oltremanica, con l'impasse politica nella gestione della Brexit”.

Diverso l’andamento del mercato interno: il 2018 ha registrato una spesa alimentare in modesta crescita sul 2017 (+0,3%). Secondo le elaborazioni di Ismea sui dati Nielsen - relative agli acquisti di alimenti e bevande delle famiglie italiane - in un contesto di generale stagnazione non mancano i comparti contrassegnati da buone performance, come il segmento delle uova, che ha archiviato un record del +14% grazie alla tracciabilità di filiera e alla maggiore attenzione verso il benessere degli animali.

Anche per altre categorie merceologiche si rileva l'effetto sostituzione di prodotti maturi con altri, più elaborati e costosi, che meglio interpretano i bisogni del consumatore. Esempi eclatanti sono il latte ad alta digeribilità (+9,4% i volumi e +4,9% la spesa) a fronte di un trend negativo del latte fresco generico (-1,9%), la pasta integrale (+3,7%), in contrapposizione alla flessione della pasta tradizionale (-1,9%), e i dolcificanti, che aumentano del 10% in volume e del 2,6% in valore, rispetto a un calo degli acquisti di zucchero rispettivamente del 6 e del 10 per cento.

Allo stesso modo la praticità d'uso e la velocità di preparazione si confermano trainanti negli acquisti, come dimostra il segmento dei cibi pronti con un +10% nel 2018 e consumi più che duplicati negli ultimi 5 anni. Da segnalare, anche, la rincorsa delle bevande alcoliche, dove spiccano soprattutto gli spumanti (+5,4%), i vini fermi (+4,6%) e la birra (+3%).

Un discorso a parte merita l’ortofrutta. Secondo Cso Italy, che analizzerà la situazione l’8 maggio a Macfrut - con Fruitimprese, Alleanza Cooperative, Italia Ortofrutta e Mipaft - l’Italia rimane leader europeo nella produzione, che si è attestata sui 31 milioni di tonnellate.

In termini di valore il prodotto italiano, negli ultimi 10 anni, è cresciuto, da circa 12 a 13,5 miliardi di euro. Sono segnali positivi ma c’è un campanello d’allarme che non può essere trascurato: il crollo delle vendite estere, che, secondo Fruitimprese, hanno perso, nel 2018, più di 300 milioni di euro in valore e 450.000 tonnellate in volume.

“Analizzando sempre l’ultimo decennio siamo alla peggiore campagna export mai realizzata - spiega Elisa Macchi Direttore di Cso –. Le ragioni possono essere contingenti, ma certamente il problema grave è la mancanza di sbocchi su nuovi mercati. Dobbiamo affrontare con pragmatismo e rigore la questione dei dossier fitosanitari che non si sbloccano in Cina, Giappone e Vietnam”.

Scarica il rapporto Ismea consumi