Il tema dei pagamenti dei negozi non alimentari, per merci e affitti, si fa rovente, tanto che, nella nostra Penisola, alcune proprietà commerciali, fra cui Eurocommercial Properties, Igd, Carmila, Ceetrus, si sono già attivate sul versante delle locazioni.

L’Esecutivo, con il cosiddetto Decreto cura Italia (Dl 18/2020), ha previsto, all’articolo 65, un’agevolazione per negozianti, commercianti, artigiani indipendenti, che si concretizza in un credito di imposta pari al 60% del canone di locazione versato, o da versare.

Ma questo indubbiamente non basta a tamponare oltre un mese di fatturato a zero, e alcune aziende, oltre alle proprietà immobiliari, si stanno muovendo in modo concreto.

Il caso più recente è quello di Mondadori, che ha garantito un intervento immediato per i 500 librai affiliati al network distributivo: chiusi dal 12 marzo dovrebbero riaprire i battenti solo martedì 14 aprile, in base al nuovo Dpcm.

Per fronteggiare le perdite è stata predisposta per i franchisee la rateizzazione automatica dei corrispettivi in scadenza. L’operazione straordinaria permetterà, ai librai, di posticipare i pagamenti relativi ai servizi forniti da Mondadori Store per aprile, che verranno dilazionati in 4 rate mensili consecutive, senza alcuna maggiorazione, interesse o mora.

Viene inoltre facilitato da Mondadori, sempre per il mese in corso, il servizio di consegna a domicilio, con l’azzeramento delle spese di trasporto a carico degli esercenti.

Sul versante dei nostri centri commerciali e dei franchisor, che non rientrano nel beneficio del credito di imposta, pare assodata, come accennato, una moratoria sugli affitti, o comunque una soluzione morbida, improntata al dialogo.

Ma cosa accade a livello europeo? A fare il punto, il 10 aprile, è stata Eurocommerce, organizzazione internazionale attualmente presieduta dal francese Régis Degelcke, ex presidente di Auchan. L’organizzazione, con sede a Bruxelles, raccoglie, sia retailer, come Ikea, Carrefour e Metro, sia le maggiori associazioni di categoria di 31 nazioni, per un totale di 5,4 milioni di imprese. L’Italia è rappresentata da Confcommercio e Federdistribuzione.

Le restrizioni su milioni di imprese, constata la federazione, implicano, per il non-food, il concreto rischio di un fallimento imminente e la prospettiva di non riaprire mai. “Mentre i governi hanno agito con una gamma diversificata di misure di sostegno, in particolare in relazione all'occupazione a breve termine e alla disoccupazione temporanea, tantissime realtà non alimentari – si legge in una nota - sono senza reddito, o quasi, e devono ancora fare fronte agli affitti mensili, senza alcuna prospettiva di essere in condizione di pagarli. A nome dei milioni di aziende del commercio al dettaglio e all'ingrosso non alimentari, molte delle quali piccole e medie, Eurocommerce ha invitato la Commissione europea e i governi nazionali a considerare urgentemente una serie di azioni per evitare un'ondata di chiusure permanenti”.

La piattaforma di richieste si basa sul fatto che l’Ue ha riconosciuto l'importanza della questione, invitando gli esecutivi nazionali a fornire risorse adeguate ad alleggerire gli oneri, includendo dispositivi finanziari tali da coprire i pagamenti degli affitti durante l'attuale crisi. Le soluzioni, secondo Eurocommerce, possono comprendere l'annullamento, la riduzione, la sospensione, il differimento del pagamento, o modifiche specifiche dei canoni.

“Chiediamo ai governi – scrive la super associazione - di cercare modi per consentire una riapertura graduale dei negozi non alimentari. La maggiore disponibilità di test, dispositivi di protezione e localizzazione e l'utilizzo delle efficaci misure di distanziamento, applicate nei negozi alimentari e nelle farmacie, formano un insieme che può essere adottato anche dalle imprese non alimentari e che dovrebbe consentire di prendere in considerazione la possibilità di riaprire l’attività, partendo dal clicca e ritira come fase iniziale”.