di Emanuele Scarci

«Il 2022 sarà un anno di resilienza, perché troppe sono le variabili in gioco, tuttavia finché avremo un margine soddisfacente non aumenteremo i prezzi del nostro caffè, come nel 2021»: così Massimo Renda, fondatore e presidente esecutivo di Caffè Borbone.L’anno scorso la società napoletana non ha staccato il piede dall’acceleratore. La crescita dei ricavi è stata del 15% a 253 milioni mentre il Margine operativo lordo è rimbalzato dell’11% a 83 milioni. L’incidenza sul fatturato è quasi al top: il 33%. Dal 2016 il giro d’affari è volato da 72 a 253 milioni, pur scontando un rallentamento della crescita. Il tutto con un utile nel 2021 di 63,5 milioni e liquidità netta per 8 milioni.Caffè Borbone è uno dei big del caffè in capsula e delle cialde compatibili, ma con un rapporto qualità/prezzo favorevole. L’avvento del caffè in capsule ha cambiato il mercato e anche nel 2021 il mercato italiano è cresciuto di circa il 7%.


Il Caffè Borbone è tra i più venduti sulle piattaforme come Amazon e quelle specializzate. La società di Caivano è inoltre coinvolta nel vending, inteso come caffè in chicchi per i distributori automatici, che rappresenta il 15% del fatturato. E’ in questo segmento è tra i principali operatori, insieme a Lavazza, Gimoka e Covim.

Caffè Borbone è controllato, attraverso Aromatika, per il 60% da Italmobiliare: la finanziaria della famiglia Pesenti ha rilevato il pacchetto nel 2018 per 140 milioni. Il restante 40% è detenuto da Renda.

Le quotazioni internazionali del caffè rimangono vicine ai massimi dell’anno, l’inflazione è ancora in ascesa e minaccia di erodere ulteriormente il potere d’acquisto delle famiglie. Come vede il 2022?

Tra pandemia e inflazione è un bel rompicapo – risponde Renda –. Se quest’anno riuscissimo a crescere del 10-15%, come da budget, saremmo più che soddisfatti. La domanda di capsule cresce ancora un po’, ma noi abbiamo fatto sempre meglio della media di mercato: allarghiamo i gomiti rispetto alla concorrenza. Per esempio, in questa fase stiamo spingendo molto sulla Gdo.

Avete riversato gli aumenti del caffè crudo sugli scaffali?

No. Il consiglio di amministrazione ha deciso che finché avremo una buona redditività non lo faremo. Non vogliamo mettere in difficoltà il consumatore.

Quali sono i vostri canali commerciali di riferimento?

L’80% della crescita la realizziamo con caffè monodose che va, per la parte preponderante, nei negozi specializzati in capsule, macchine e cialde (che sono 3-4 mila in Italia) e, per il resto, nella Gdo, dove abbiamo iniziato la penetrazione 5 anni fa. Nel canale moderno siamo presenti pressoché in tutte le insegne, eccetto che in Esselunga.

Come tenete dietro alla crescita dell’azienda?

Continuiamo a investire. Abbiamo appena realizzato un ampliamento dello stabilimento di 2 mila mq coperti, altri 5 mila verranno ultimati entro l’estate. Oltre a un grande impianto di stoccaggio di caffè crudo

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