di Claudia Scorza

Una recente indagine condotta da Glovo, app di consegne a domicilio multi-categoria, insieme alla società di ricerca Izi, ha analizzato il grado di digitalizzazione delle Pmi italiane che operano nel settore food all’indomani dell’emergenza sanitaria.

Dalla survey emerge che il 28,7% delle aziende intervistate ha digitalizzato i processi aziendali durante l’emergenza sanitaria, il 26,5% aumenterà le spese di marketing e il 25,1% vede la sostenibilità come leva strategica per il futuro. Gli investimenti previsti dalle Pmi nel lungo periodo riguardano l'implementazione del lavoro agile (32%), l'aumento degli investimenti (31,7%), la diversificazione di prodotti/servizi (31%) e la capacità di far fronte all’aumento della domanda (27,7%).

Per le imprese Pmi del food e retail le maggiori sfide del prossimo futuro si concentrano sulla diminuzione della domanda causata dall’inflazione, che ha fatto crescere i costi dell’energia e di molte delle materie prime indispensabili nella food chain (49,2%), e sugli ostacoli burocratici posti al settore (35,6%). Tra gli elementi sfidanti vengono riconosciute anche alcune questioni attinenti alla strategia d’impresa: la carenza di personale competente (27,7%), la difficoltà nel raggiungere nuovi clienti (18,8%) e la differenziazione dei prodotti per ottenere quote maggiori di mercato (18,5%).

Dai risultati dell’analisi emerge che il 28,7% delle piccole e medie imprese del nostro Paese ha attuato processi di digitalizzazione delle pratiche aziendali per fronteggiare le difficoltà poste dalla pandemia da Covid-19. È stata infatti la necessità di svolgere gli ordinari processi aziendali durante la crisi sanitaria a spingere le imprese a digitalizzarsi.

Tra i fattori che vengono riconosciuti come fondamentali per mantenere una competitività elevata, le Pmi italiane ritengono che il capitale umano sia l’elemento più importante: il 73,6% delle aziende afferma che la chiave del successo sia dotarsi di una forza lavoro adeguata, il 48,5% sostiene che sia necessario che sia il più diversificata possibile. Seguono poi elementi legati alle strategie di marketing: una migliore capacità di comprendere il mercato prevale per il 56,8% del campione, così come la comprensione delle esigenze della clientela è rilevante per il 62,7% delle imprese.

Per quanto riguarda le prospettive di medio-lungo termine, le aziende della food chain individuano tra gli elementi imprescindibili per la crescita il lavoro agile (32%), l’aumento degli investimenti (31,7%), la diversificazione di prodotti e servizi (31%) e la capacità di rispondere in maniera adeguata a un potenziale aumento della domanda (27,7%). Coerentemente con il periodo di grande difficoltà che stiamo vivendo, il 23,8% delle aziende non ritiene che attualmente ci siano margini di crescita per la propria attività.

Per preparare la propria impresa alle sfide del futuro gli imprenditori pensano che sia importante incrementare l’ascolto e il coinvolgimento della clientela (46,9%), ma anche dotarsi del necessario per diventare più resilienti alle crisi (32,3%). Una bassa percentuale delle Pmi del food, invece, ritiene che si debba affrontare il futuro passando per un rafforzamento della tecnologia: solo il 20,5% crede di dover digitalizzare di più l’azienda, di ottimizzare i metodi di consegna (15,2%) o di innovare maggiormente i propri servizi (8,9%). Infine, è rilevante come il 25,4% delle aziende ritiene che non ci sia nulla da fare per poter preparare l’impresa alle sfide del futuro.

In relazione alla competizione con le grandi catene che operano nel settore alimentare le aziende riconoscono nei prezzi (50,5%) il più grande ostacolo alla competizione; al secondo posto, invece, collocano l’accesso alle risorse (31,4%) e, infine, la maggiore diffusione sul territorio (22,8%). Non vengono ritenuti particolarmente sfidanti gli elementi tipici delle grandi organizzazioni come l’agilità (16,5%) e la maggiore capacità logistica (7,9%).

Per quanto riguarda l’analisi dei desideri dei consumatori, il 60,1% delle aziende considera la varietà di scelta e la possibilità di personalizzazione come l’esigenza più importante avvertita dai propri clienti. Al secondo posto le imprese riconoscono ai consumatori un’accresciuta sensibilità nei confronti dei temi della sostenibilità ambientale, pertanto il 51,5% delle aziende della food chain pensa che aumenterà la domanda di prodotti sostenibili. Per far fronte alle esigenze dei clienti le aziende ritengono necessario investire nella diversificazione dei prodotti venduti (34,3%). Solo il 25,1% pensa, però, che la sostenibilità sia una leva strategica per affrontare le sfide attuali.