di Luca Salomone

La rilevazione permanente fa segnare, da gennaio a marzo 2024, un delta positivo dello 0,7% in valore sul corrispondente periodo del 2023.

Un brutto clima per la moda

Si nota un trend di miglioramento omogeneo e progressivo, con gennaio a -2,1%, febbraio a +0,7% e marzo a +3,9 per cento. E il mese di aprile, con i ponti festivi, potrebbe incidere ancora in modo positivo.

Se si guarda ai tre grandi mercati presi in esame, si scopre che solo l’abbigliamento-accessori è ‘sotto la linea’, sia da gennaio a marzo (-1%), sia nell’ultimo mese (-1,6%).

La flessione si spiega con un andamento climatico piuttosto incostante, che ha portato molti consumatori a rinviare gli acquisti, e anche a non approfittare più di tanto dei saldi invernali.

In netta ripresa il fuori casa, che guadagna ancora terreno in marzo (+5,8%), ma che evidenzia un impulso trimestrale meno interessante, con un +1,8%, influenzato dall’appiattimento di gennaio-febbraio.

Bene l’insieme ‘altro retail’, che recupera vitalità dopo un 2023 con crescite modeste, e che archivia un +2% nel trimestre e un +12,6% nel mese.

Per canale di vendita spiccano, in marzo, il travel retail e le vie commerciali, che incassano, rispettivamente, incrementi del 7,5 e del 5,1 per cento. Anche nel trimestre il tendenziale conferma il successo del commercio di transito (+4,5%).

I centri commerciali, poi, si attestano al +1,1 in valore, e, in marzo, totalizzano uno spunto positivo del 3,5 per cento.

Sotto il profilo geografico non si notano particolari cifre negative. La classifica della domanda è guidata dall’Abruzzo con un +8,6 per cento. Ultimo invece è il Lazio, con un +0,9 per cento.

Fra le città di provincia la più dinamica è Chieti (+9,4%), mentre la più debole è Viterbo, in flessione di due punti.

«Nel valutare i risultati – precisa Mario Maiocchi, direttore del Centro studi Confimprese – dobbiamo, tuttavia, ricordare che febbraio ha beneficiato di un giorno aggiuntivo e che quest’anno la Pasqua è arrivata a fine marzo, mentre nel 2023 è stata il 9 aprile, due fatti che hanno sicuramente condizionato i trend in modo positivo. Dunque, ribadisco che aprile 2024 sarà un utile banco di prova per verificare la solidità, o meno di questi segnali».

Per il prossimo futuro, inoltre, restano da valutare con attenzione alcuni fattori esogeni di segno opposto: da un lato l’arrivo delle temperature primaverili, che possono incidere favorevolmente sull’abbigliamento e la ristorazione, e, dall’altro, il deteriorarsi dello scenario geopolitico internazionale.

Cene e pranzi miliardari

Resta il fatto che, anche nel lungo periodo, il fuori casa sembra il vero elemento decisivo, come conferma il recente rapporto annuale di Fipe.

Nel 2023 il settore ha chiuso il bilancio con un valore aggiunto di 54 miliardi di euro, in recupero del 3,9 per cento sul 2022. È un dato che indica come la voragine causata dall’emergenza pandemica sia ormai dietro le spalle.

La Federazione osserva che, lo scorso anno, un imprenditore su due ha investito nel rinnovo delle attrezzature e nel potenziamento degli strumenti digitali. E per il 2024 le aziende paiono pronte a sborsare 4 miliardi di euro.

Ancora più forti i dati resi noti, il 23 aprile, dall’Osservatorio Aigrim-Cncc, realizzato da Deloitte. Il fatturato della ristorazione italiana è di 82 miliardi di euro, con una crescita guidata dai quick service, per i quali si pronostica una variazione media annua 2023-2028 del 2,5 per cento (la media settoriale è, invece, del +2,1 per cento).

Dal 2022 al 2023, l’incidenza dei ricavi di ristoranti & Co. sulle vendite complessive dei nostri centri commerciali è passata dal 9,7 all’11,2%, ma con una stabilità nel numero di consumazioni.