Siamo da sempre convinti sostenitori del valore della concorrenza e della libertà di mercato. Ci sono casi, tuttavia, in cui la competitività tra diversi soggetti può risultare più un danno che non un vantaggio. Meglio quindi trovare degli accordi, dei compromessi, unire le forze in direzione di un proficuo obiettivo comune piuttosto di impegnarsi in una guerra che non giova a nessuno dei contendenti.

Il caso di Cibus e di Tuttofood, a questo proposito, risulta emblematico. Il made in Italy alimentare è forse il più importante fiore all’occhiello del nostro Paese agli occhi del mondo. Fiere di Parmaè riuscita in quindici edizioni biennali a imporre Cibus, pur con tutti i limiti di carattere infrastrutturale che ancora la caratterizzano, quale una delle più importanti manifestazioni fieristiche di riferimento a livello europeo nel settore food, insieme all’Anuga di Colonia e al Sial di Parigi.

Nel 2007, forte di un nuovo e quantomai agguerrito polo fieristico, Fiera Milano ha dato il via a una iniziativa in concorrenza con Cibus, Tuttofood. La prima con cadenza biennale negli anni pari. La seconda con cadenza sempre biennale ma negli anni dispari. Certo, Milano ha molto di più da offrire rispetto a Parma: nuovi, moderni ed enormi spazi espositivi, infrastrutture viarie adeguate a sopportare enormi flussi di traffico grazie a una viabilità autostradale specificamente realizzata, ricettività alberghiera nettamente superiore ecc. ecc.

Ma ci chiedemmo subito – e continuiamo a farlo – se non fosse stato più opportuno individuare un posizionamento meno in concorrenza con Cibus. Per esempio, come la stessa Fiera di Parma ha più volte sollecitato insieme a Federalimentare, l’altra parte in causa nella proprietà di Cibus, che Tuttofood si occupasse del solo canale horeca (hotel, restaurant, cafè). Ma così non è stato. D’altro canto, a quanto pare, nemmeno Fiere Parma ha accolto l’invito di Fiera Milano a trasferire nel capoluogo lombardo la parte industriale lasciando quella più legata al gusto a Parma. Insomma, nessuno, intende cedere di un millimetro e ognuno per sé.

L’ultimo capitolo di questa disputa, ma sarebbe forse meglio chiamarlo “dispetto”, è di pochi giorni fa. E si chiama Cibus Tour. Al Salone del Gusto di Torino, infatti, è stato presentato un nuovo evento dedicato da Fiere di Parma alle tipicità alimentari locali e aperta al grande pubblico e definito «cerniera» rispetto a Cibus. Questo perché si svolgerà, anch’esso con cadenza biennale, negli anni in cui non si tiene l’importante fiera parmense. Anni che però, guarda caso, sono quelli in cui si tiene Tuttofood. Non solo. La data scelta è intorno alla metà di aprile, una ventina di giorni prima di Tuttofood. Insomma, un evidente «tentativo di disturbo», secondo Fiera Milano.

Orbene, ci rendiamo conto che le cose, viste dall’esterno, non sono così semplici come possono apparire, che non si possono banalizzare questioni che smuovono consistenti interessi economici, che di mezzo vi sono comunque soggetti – due enti fieristici – che hanno quale finalità del proprio operato, come ogni impresa che si rispetti, il profitto. Ma l’impressione della gente comune è che ci stiamo facendo la guerra in casa. Almeno su un terreno così importante come quello costituito dal comparto alimentare, non sarebbe meglio trovare una soluzione comune per fare sistema, che veda in qualche modo collaborare due importanti protagonisti italiani? Per il bene reciproco e del Paese.