Oltre 8.000 soci, una superficie di 12.700 ettari coltivati a ortofrutta e quasi 6.500 a vigneto, una produzione di circa 340.000 tonnellate di frutta e 150.000 di uva, un valore della produzione pari a poco meno di 240 milioni di euro e un patrimonio netto di oltre 66 milioni di euro.

Sono questi i numeri di Agrintesa, la nuova associazione nata dalla fusione di tre cooperative aderenti ad Apo Conerpo: Agrifrut Romagna, specializzata nella produzione di pesche, kiwi e ortaggi, Emiliafrutta, leader a livello internazionale per susine, ciliegie e pere, e Intesa, struttura di punta dell’ortofrutta e del vino italiani.

“Con la nascita di questo nuovo soggetto associativo, che opera in 55 paesi nel mondo e può contare su una gamma estremamente ampia con oltre 80 referenze, dal biologico all’alta qualità – ha dichiarato Raffaele Drei, presidente di Agrintesa – ci proponiamo di garantire un futuro ai produttori emiliano romagnoli e di migliorare ulteriormente il servizio offerto alla clientela italiana ed estera”.

Un’operazione che da un lato consentirà di ridurre i costi e razionalizzare gli investimenti e dall’altro di ottenere una forte specializzazione e di integrare l’offerta produttiva, così da poter rispondere in modo appropriato alle diverse esigenze del mercato globale.

“Per quanto riguarda gli obiettivi più immediati – ha affermato Gianni Amidei, direttore generale di Agrintesa – punteremo innanzitutto a sviluppare masse critiche di prodotti di alta qualità ottenuti nelle aree più vocate del paese, soprattutto dell’Emilia-Romagna, quindi potenzieremo la concentrazione delle lavorazioni per ottimizzare i risultati riducendo i costi e organizzeremo un servizio commerciale moderno, completo e flessibile. Parallelamente, costruiremo un sistema di logistica integrata in grado di migliorare l’efficienza e diminuire i costi e svilupperemo l’innovazione attraverso l’implementazione di una funzione Ricerca&Sviluppo in costante collegamento con il mondo scientifico ed imprenditoriale”.

E’ inoltre prevista una riorganizzazione delle attività industriali basata sulla realizzazione di piattaforme di ritiro alle quali saranno collegati, attraverso un sistema logistico integrato, i centri di lavorazione specializzati per prodotto.

“Grazie a questa razionalizzazione delle strutture produttive – ha ricordato ancora Amidei – si otterrà una significativa diminuzione dei costi, stimata in oltre 1.700.000 euro, in parte legata al miglioramento dei coefficienti medi di lavorazione e in parte all’ottimizzazione dei servizi (manutenzione, affitti ecc.). Nel medio periodo, poi, il processo di riorganizzazione contemplerà anche l’alienazione dei siti non più strategici, con una plusvalenza di circa 16 milioni di euro, l’aumento della capacità frigorifera per un totale di 13.000 tonnellate aggiuntive e l’adeguamento delle strutture di lavorazione comporterà un investimento complessivo di circa 13 milioni di euro”.