La produzione dolciaria, nel 2006, ha raggiunto 1.750.000 tonnellate per un valore superiore ai 10 miliardi di euro, registrando una crescita dello 0,3% a volume e dell’1,2% a valore.

Secondo i dai forniti dall’Aidi - l’associazione alla quale aderiscono piccole, medie e grandi aziende rappresentative di oltre l'80% della produzione dolciaria nazionale - è ancora il cioccolato a trainare il settore, con incrementi del 2,7% in volume e del 2,3% in valore.

I prodotti da forno mostrano un andamento sostanzialmente stabile, mentre perdono gelati e confetteria. Si registra, inoltre, una contrazione dei consumi interni del 2,5%, che mette in evidenza una reale difficoltà del consumatore italiano a spendere, in passato mai così determinante sugli acquisiti di generi alimentari, i dolci in particolare.  

La crescita dell’export - 7,8% a volume e 9,8% a valore, che hanno portato a un totale di 590.000 tonnellate per quasi 2 miliardi di euro - indica una progressiva e reale apertura del comparto dolciario sui mercati esteri. Si è così invertita la tendenza negativa degli ultimi anni, che aveva visto l'import superare l'export in termini di crescita percentuale. Le importazioni sono infatti cresciute del 2,7% in volume (390.000 tonnellate) e del 3,1% in valore (circa 1 miliardo di euro).

“Con riferimento al tema specifico della salute - ha affermato il presidente dell’Aidi Umberto Rondani nel corso dell’ultima assemblea - all'interno della nostra associazione è maturata negli ultimi anni la convinzione che l'industria dolciaria debba impegnarsi a fornire un contributo attivo e responsabile alla prevenzione del sovrappeso e dell'obesità e alla promozione di stili di vita più salutari, in linea con l'orientamento adottato in alcuni Paesi dell'Ue e con i comportamenti assunti dalle multinazionali del settore alimentare”.

“E' in quest’ottica che è stato elaborato e approvato il “Codice Aidi di iniziative volontarie dell'industria dolciaria per la promozione di comportamenti alimentari salutari” - prosegue Rondani - che riprende sostanzialmente le raccomandazioni già adottate della nostra associazione a partire dal 2004 relative all'etichettatura nutrizionale, all'indicazione delle quantità giornaliere indicative e alla riduzione nei prodotti del contenuto di acidi grassi trans derivanti da processi di trasformazione”.

Il presidente ha inoltre ricordato la rinuncia, da parte delle aziende associate, a commercializzare i propri prodotti attraverso i distributori automatici nelle scuole elementari e medie inferiori, iniziativa da tempo sollecitata da molti opinion leader.