Le condizioni poste dall’Unione Europea per riconoscere l’indicazione geografica protetta mettono a rischio la tipicità dell’Aceto Balsamico di Modena, che potrebbe essere ottenuto da mosti provenienti da tutto il mondo.

Questo modificherebbe sensibilmente il Decreto Ministeriale 3 agosto 2006 che, integrando il DM 18 novembre 2004, con la pubblicazione del disciplinare di produzione concede la protezione transitoria all’Aceto Balsamico di Modena in attesa dell’indicazione geografica protetta.

L’allarme è lanciato dalle organizzazioni professionali agricole (Coldiretti, Confagricoltura e Cia Emilia-Romagna) e dalle cooperative emiliano-romagnole (Agci-Agrital, Confcooperative-Fedagri, Legacoop Agroalimentare) che sottolineano come accogliendo queste condizioni verrebbe cancellato ogni riferimento territoriale per i mosti utilizzati nel ciclo produttivo.

Sarebbe inoltre eliminato l’obbligo di utilizzare mosti ottenuti da uve coltivate in Emilia Romagna per sostituirlo con alcuni vitigni (Lambrusco, Sangiovese, Trebbiano, Albana, Ancellotta, Fortana, Montuni), presenti nel territorio regionale ma coltivabili in ogni parte del mondo.

L’aceto assumerebbe quindi caratteristiche diverse, non più riconducibili alla tipicità e al carattere del prodotto, e l’intera filiera di produzione dell’Aceto Balsamico di Modena risulterebbe danneggiata.

L’indicazione geografica protetta conferirà effettivamente all’Aceto Balsamico di Modena la dignità che merita solamente se poggerà su un sistema agroalimentare di filiera che ne garantisca la riconoscibilità da parte del consumatore, dalla produzione dei mosti sino alla preparazione secondo le antiche ricette.

Ciò può essere assicurato solo individuando un’area di origine dei mosti omogenea per caratteristiche fisico-ambientali, principio già recepito dall’UE che ha suddiviso il territorio europeo appunto in zone produttive omogenee, confermando i vitigni tradizionalmente utilizzati e salvaguardando il territorio storico di produzione nelle province di Modena e Reggio Emilia.

“Appare quindi necessario – concludono le organizzazioni professionali e cooperative regionali – unire le forze del mondo agricolo e della trasformazione in un accordo di filiera, con il sostegno forte delle istituzioni affinché al riconoscimento dell’Igp corrisponda un ulteriore sviluppo e qualificazione di un prodotto che ci distingue nel mondo: l’Aceto Balsamico di Modena”.

Alla supposta lesione del principio di concorrenza e di libera circolazione delle merci esposta a Bruxelles le organizzazioni professionali e le cooperative hanno risposto sostenendo che nell’ambito dei prodotti Dop e Igp si tratta di una prassi legittima, in quanto sono prodotti che rappresentano un immenso patrimonio - di tradizioni, cultura, storia e arte del saper fare - che può garantire un significativo ritorno economico al territorio e a tutti i soggetti imprenditoriali coinvolti.