Microsoft esce dal canale retail e chiude tutti i Microsoft Store, poco meno di 85, operativi specialmente negli Usa e in Canada. Colpa del lockdown? In questo caso no, o comunque non solo.

L’emergenza sanitaria ha dimostrato che il lavoro in modalità remota è molto più coerente con il modello di business dell’azienda, per la quale, del resto, la rete monomarca non è mai stata strategica, come lo è invece per la rivale Apple, che conta 510 negozi nel mondo.

Dal punto di vista finanziario alla dismissione corrisponderà un addebito, al lordo delle imposte, di 450 milioni di dollari, che verranno contabilizzati nel secondo trimestre del 2020.

Spiega David Porter, vicepresidente di Microsoft: "Le nostre vendite sono cresciute online man mano che il nostro portafoglio prodotti si è evoluto verso prodotti e soluzioni in gran parte digitali. I nostri dipendenti hanno dimostrato che il servizio ai clienti di Microsoft funziona bene indipendentemente dal luogo in cui viene erogato”.

Il colosso di Redmond ha calcolato che, dalla fine di marzo, cioè da quando i Microsoft Store sono stati chiusi, causa Covid, gli addetti alla vendita al dettaglio, che verranno interamente riassorbiti nelle sedi aziendali, hanno aiutato le piccole imprese, il mondo dell’istruzione e i clienti in generale a trasformarsi digitalmente, organizzando più di 14.000 seminari online, i quali, a loro volta, hanno portato a 3.000 certificazioni di competenza.

In ogni caso, riporta una nota, “Microsoft continuerà a investire nei propri negozi digitali, cioè Microsoft.com e i network dedicati a Xbox e a Windows, raggiungendo oltre 1,2 miliardi di persone al mese in 190 mercati”.

Fanno eccezione i Microsoft Experience Centers di Londra, New York, Redmond e Sydney, che tuttavia cambieranno la propria impostazione, per trasformarsi in showroom adibiti a dimostrazioni per tutte le tipologie di clientela.