di Luca Salomone

Va in crash la storica catena britannica Wilko: fondata nel 1930, come Wilkinsons cash store, conta oggi più di 400 discount di articoli per la casa, il giardinaggio, gli animali domestici, la scuola, in tutto il Regno Unito, dove, per giunta dichiara 7 milioni di clienti alla settimana. A rischio ci sono olte 12 mila posti di lavoro, visto che non è stato trovato un compratore e l’insegna ha dovuto presentare istanza di fallimento.

Utile negativo e altri problemi

Nell’anno terminante a febbraio 2022 il bilancio evidenziava un fatturato notevole, di 1,214 miliardi di sterline (più di 1,4 miliardi di euro), ma con un’utile operativo in rosso per 37,5 milioni. L’anno prima il giro d’affari era leggermente superiore, mentre il profitto era in positivo per 5 milioni.

A pesare come un macigno sarebbero diversi elementi: i troppi negozi, la scelta di insediarsi in contesti urbani centrali e, quindi, soggetti ad affitti molto onerosi, la difficoltà di rientrare dai 40 milioni di prestito ottenuti, nel 2018, dal gruppo finanziario Hilco.

Il management ha compiuto sforzi notevoli per trovare una soluzione come afferma, in una lettera aperta, il Ceo, Mark Jackson: «Negli ultimi sei mesi abbiamo considerato tutte le opzioni per accelerare il risanamento, ma dobbiamo ammettere, con grande rammarico, che non ci resta altra scelta.

«Nel corso dei nostri 93 anni abbiamo prosperato e siamo cresciuti, da uno a oltre 400 negozi – continua il top manager –. E lo abbiamo fatto ascoltando i nostri clienti, cercando di capire ciò di cui essi avevano bisogno: e questo sia che si trattasse di riconoscere, fin dagli anni Cinquanta, la forte richiesta di prodotti per il bricolage, sia di creare la nostra prima linea a marchio Wilko, negli anni Settanta (oggi la Pl ha 14 mila referenze, ndr) o di lanciare lo shopping online negli anni Duemila, o, ancora, di essere tra i primi a vendere articoli usa e getta privi di plastica».

Le ragioni del Ceo

Il piano di risanamento prevedeva un nuovo presidente, con esperienza in situazioni di risanamento, e una task force di manager giovani e decisi, affiancata da una schiera di consulenti retail.

«Abbiamo ottenuto un significativo abbattimento dei costi – continua l’Ad - e siamo andati avanti accelerando sull’omnicanalità, migliorando ancora l’esperienza digitale e aprendoci a nuove categorie merceologiche. Anche adesso ritengo che Wilko abbia caratteristiche distintive molto interessanti, come un’incidenza delle private label pari al 50% delle vendite, tantissimi negozi di prossimità e strategie digitali forti. Sebbene ci siano state, verso il nostro gruppo, significative manifestazioni di interesse e offerte che soddisferebbero tutti i criteri necessari per ricapitalizzare, senza la certezza di poter completare l'operazione entro i tempi necessari e data la difficile situazione in termini di liquidità, non ci è rimasta altra scelta, se non di intraprendere un’azione che ritengo sfortunata e dolorosa».

I licenziamenti inizieranno già questa settimana, con un primo scaglione di 300, a meno che non intervenga, in extremis, un cavaliere bianco, che gli analisti identificano in Douglas ‘Doug’ Robert Putman, giovane multimiliardario canadese (39 anni) con un vasto patrimonio retail.

Citiamo, fra gli asset del tycoon nordamericano, Toys "R" Us Canada, Babies "R" Us Canada e Hmw, multinazionale della musica preregistrata e dell’editoria elettronica in genere, la quale, fra l’altro, ha 120 insediamenti commerciali nel Regno Unito.