Calo del giro di affari del 2, 2%, fino a 43,6 miliardi e flessione del 2% per il canale cash & carry: questi i due risultati più impattanti presentati da Olaf Koch, ceo di Metro, per i primi 9 mesi del 2013. Sui dati hanno giocato indubbiamente alcune politiche di disinvestimento - in Russia, Ucraina e Romania - e gli effetti dei cambi. E per questo il direttore generale rimane ottimista: “Affrontiamo il periodo natalizio con piena fiducia – ha spiegato -. Durante i primi tre quarter dell’esercizio 2013 abbiamo realizzato ciò che ci eravamo ripromessi, raggiungendo i risultati di vendita previsti e confermando i nostri obiettivi in termini di Ebit, un indicatore finanziario che anzi è stato leggermente superiore a quello del corrispondente periodo del 2012. Escludendo la volatilità valutaria e la contrazione della politica di investimento, i ricavi farebbero segnare un +0,9 per cento”.

Sui dati del ramo dell’ingrosso al dettaglio ha pesato specialmente la vendita di Makro Uk a Booker, mentre gli ipermercati Real sono indietreggiati dell’8,3% sotto il profilo del sell out, attestandosi a 7,3 miliardi di euro. E’ andata relativamente bene, invece, nonostante la stanchezza del mercato, nel settore dell’elettronica-elettrodomestici, dove Media-Saturn ha fatto segnare un +0,6%, con ricavi pari a 14,4 miliardi, e per i grandi magazzini Kaufhof, che insieme alla controllata Inno, evidenziano un risultato stabile, con un fatturato di 2,1 miliardi.

Insomma a livello generale, per quanto contradditorio possa sembrare data la relativa lentezza del non alimentare, il vero motore trainante della corazzata tedesca sembra proprio il non food.

E a livello italiano? Il Bel Paese è una delle otto nazioni focus sulle quali il Gruppo sta investendo, nonostante l’incertezza, per il grande potenziale enogastronomico e per la forte tradizione turistica che ci contraddistingue. Nella Penisola lo stanziamento 2013-2014 è davvero ingente e stimato in 40 milioni di euro, una somma che dovrebbe largamente compensare i 22 punti di vendita persi fra gennaio e settembre a livello di gruppo (56 chiusure e 34 aperture).

Ma il nostro Paese si caratterizza per aree con differenze commerciali ed economiche significative. Per far fronte a questo scenario l’azienda ha messo a punto il programma Butterfly 2015 con l’intento di aumentare il focus strategico sulle aree di forza, quali per esempio lo sviluppo di quote di mercato nell’Horeca e con la volontà di prendere le necessarie decisioni in merito alla rivisitazione del proprio paradigma di business, nei segmenti più contratti e nelle aree geografiche più competitive.

La prova è l’apertura a Roma-Salaria della prima “Casa dell’Horeca” (13 luglio 2012) che ha reso palese un interesse per la ristorazione che l’amministratore delegato di Metro Italia, Philippe Palazzi, ha confermato in una recentissima intervista al “Sole 24 Ore”. “Altre aperture – dichiara il manager al quotidiano economico – ci saranno sia a Roma, sia a Milano. Si tratta di realtà multicanale, integrate per rispondere alle esigenze dell’Horeca: assortimento dedicato, personale specializzato e possibilità di approvvigionamento. La prossima inaugurazione sarà a Como”.

E sul disinvestimento nel Regno Unito, Palazzi ha commentato: “In Inghilterra, dopo le prime difficoltà, il gruppo ha deciso di ritirarsi. In Italia, davanti alle stesse difficoltà, abbiamo reagito innovando la nostra offerta, con successo. Tanto che – riferisce sempre ‘Il Sole’ – se avessimo potuto esportare la nostra formula in Gran Bretagna, sono convinto che avremmo potuto continuare a operare”.

Insomma gira che ti rigira la nostra Penisola, sulla quale lo scorso anno sono stati riversati ben 2 milioni di euro in conto capitale, rimane sempre un mercato di spicco, nel quale a fare la differenza è soprattutto il food. Come dire con ottimismo tutto tricolore: bene il telefonino nuovo o il tablet super aggiornato, ma prima di tutto il pranzo e la cena.