Le famiglie con ragazzi in età scolare che ieri sera hanno guardato qualsiasi telegiornale,  di sicuro non hanno digerito bene, compreso chi scrive. Le cifre del caro scuola, riprese dall’Osservatorio Findomestic, quest’anno fanno più paura che mai, con una forbice del 4% a cui si aggiunge, fra l’altro, la decisione, da parte di alcuni Comuni, di tirare un colpo di spugna sul vecchio buono libri, nell’ottica di spremere sempre di più i cittadini dando sempre di meno.

Si va, afferma la banca toscana, leader nel credito al consumo, da 494 euro per un figlio, a 642, nel caso in cui i figli siano due o più; in media, 548 euro, con un picco di 716 per chi ha figli che frequentano il liceo. Il 57% degli intervistati, in particolare, ha la percezione che i costi per libri di testo, cancelleria e abbonamenti ai mezzi pubblici siano incrementati e il 28% dovrà attingere ai propri risparmi o ad aiuti esterni per far fronte alle spese scolastiche. Non è un caso pertanto se sale al 47% la quota di quanti fanno ricorso ai libri usati, per contenere la voce di costo più rilevante, ovvero quella che per l’appunto fa riferimento ai volumi di testo. Una famiglia su due, in altre parole.

In tutto questo la gdo sta cavalcando la tigre, con una politica di scontistica particolarmente hard, che arriva a un taglio del 30% su tutta la gamma, cartoleria e cancelleria compresa. I volumi si prenotano on line e si ritirano nel punto di vendita più vicino. La rivista “Altroconsumo” ha addirittura stilato una classifica delle migliori opportunità da cogliere presso le grandi insegne, come Auchan, Coop e Iper. Di fronte a ribassi tanto marcati viene da pensare che il ritorno a scuola sia una grande manovra “civetta”, sulla quale la gdo non guadagna praticamente nulla, ma si assicura, in cambio, fedeltà e traffico nelle proprie strutture. Come dire che il prezzo basso è ormai la più potente leva di marketing.

Ma non è tutto: associazioni di consumatori, come Codacons, hanno organizzato, in Internet, dei veri crocicchi in cui scambiarsi libri usati. A Milano molti genitori hanno dato vita a piccoli gruppi di acquisto solidali che spuntano, direttamente dai grossisti, ribassi del 30%. In alcune scuole lombarde, infine, si adottano tablet con una condivisione dei testi in formato elettronico e in modalità cloud.

Quello che c’è di veramente immorale è che, mentre la scuola è obbligatoria per legge, lo Stato, a parte alcuni rari enti locali, se ne lava le mani e impone indirettamente, a famiglie sempre più impoverite, una ignobile tassa sulla cultura, una cultura che dovrebbe essere, in democrazia, un bene disponibile a tutti in modo quasi gratuito.