di Luca Salomone

Dopo il successo del Black Friday, comunque relativo visto che gli sconti, causa inflazione, non sono stati tanto robusti quanto negli scorsi anni, si apre la stagione dei saldi, che dal tessile-abbigliamento si sono spostati, ormai da tanto tempo, su molteplici categorie del non alimentare.

Il mito della data unica

Cominciamo con il rebus del calendario (in questo caso invernale), rebus in quanto la convergenza fra le Regioni, per quanto auspicata da molti, è ancora lontana.

Se in quasi tutta l’Italia si comincia domani, venerdì 5 gennaio, fanno eccezione Basilicata e Sicilia, partite il 2 gennaio, la Val d’Aosta, che ha anticipato a ieri, mercoledì 3 gennaio e la Provincia di Trento, dove c’è un regime di liberalizzazione. In Alto Adige, invece, si attacca solo il 13 gennaio.

Ancora più complicato azzeccare la data finale: in linea di massima dovrebbe essere il 4 marzo, con un periodo di 60 giorni. Ma, consultando lo schema territoriale, predisposto da Confcommercio, si scopre che in Sicilia la stagione durerà fino al 15 marzo, in Veneto fino al 28 febbraio, in Liguria fino al 18 febbraio, e, di nuovo in Val d’Aosta, si concluderà, addirittura, il 31 marzo.

I 16 milioni di Confcommercio

Stime della prima ora: qui, invece della confusione, vige la prudenza. Non a caso Confcommercio, in una nota ufficiale, indica valori assoluti e non variazioni. Le famiglie coinvolte saranno 15,8 milioni, mentre la spesa pro capite toccherà i 137 euro, per un giro d’affari di 4,8 miliardi.

Moderato il presidente nazionale di Federazione moda Italia (Confcommercio), Giulio Felloni: «Le stime dell'ufficio studi evidenziano una tenuta della propensione al consumo degli italiani, dopo un anno complesso in cui il fashion ha contribuito in maniera determinante alla discesa e al contenimento dell’inflazione».

Confimprese: non tutti i prodotti sono uguali

Confimprese, dal canto suo, osserva che, nonostante le difficoltà del commercio e la preoccupante congiuntura internazionale, le catene retail mostrano un cauto ottimismo nei settori del cura persona e ottica, con una stima in rialzo del 10% a valore. Previsioni negative, al contrario, per casa-arredo che, dopo un andamento con crescite importanti, durante il Covid e negli anni successivi, ora è in difficoltà: dunque i pronostici indicano una flessione del 10 per cento. Idem, o quasi, per la moda, che si lascia alle spalle un 2023 difficile e che stima un calo del 5 per cento.

Mario Resca, presidente di Confimprese, sottolinea, tuttavia, che, pure in quadro molto articolato, «rispetto a un pessimismo generale ci sono alcuni indicatori economici positivi. Dopo un anno in cui l’inflazione ha inciso sulla tenuta della propensione ai consumi, l’Italia è tra i migliori Paesi dell’area Ue in termini di occupazione, la Borsa di Milano è stata fra le migliori in Europa, spread e tassi d’interesse sono in diminuzione, è stato confermato il taglio del cuneo fiscale, che mette più soldi in tasca ai ceti meno abbienti, il turismo interno e internazionale ha ripreso a correre sui livelli ante pandemia. Si tratta di fattori positivi, che influiranno sulle scelte d’acquisto degli italiani. Per questo motivo ci aspettiamo sorprese positive».

Troppo caldo per Confesercenti

Terza, ma non meno importante, la voce di Confesercenti. Secondo questa fonte, che ha realizzato un sondaggio con Ipsos, integrato da un altro sondaggio, condotto sulle piccole e medie imprese associate a Fismo, l’associazione dei negozi di moda Confesercenti, quattro italiani su dieci hanno già pianificato di comprare in saldo, con un budget medio previsto di 267 euro, e c’è un ulteriore 56% che acquisterà in caso di offerte interessanti e che quindi non ha preventivato la spesa.

Ma il cambiamento climatico complica la partita dei dettaglianti: le temperature, eccezionalmente miti, registrate da ottobre a dicembre hanno quasi dimezzato (-46%) gli acquisti delle collezioni autunno-inverno, e i negozi arrivano ai saldi senza avere praticamente mai avuto l’occasione di vendere a prezzo pieno.