Il nostro Paese si è presentato con le carte in regola al Sial di Parigi, che ha riaperto i battenti, dopo quattro anni (l’edizione 2020 è saltata causa Covid) sabato 15 ottobre - chiusura mercoledì 19 - nel polo di Paris Nord Villepinte, con 7.200 espositori e 300 mila visitatori e dunque tornando ai livelli ante pandemia. In particolare, la rappresentativa 'azzurra' polarizza oltre il 10 per cento degli stand, schierando circa 800 aziende.

Tema del Salone è ‘Own the change’, ossia il cibo del futuro, che evolve in molte direzioni, prime fra tutte la sostenibilità, la naturalità, l’origine e la qualità.

E in questo senso gli italiani sono molto ben piazzati. Infatti, persino nei nostri confini, l’italianità premia sempre e oltre un prodotto food su quattro - venduto in supermercati e ipermercati - fa ormai riferimento, in etichetta, all’origine nazionale: sono 23.944 quelli individuati dall’Osservatorio Immagino di GS1 Italy e realizzano 8,9 miliardi di euro di vendite (il 27,5% del paniere food).

L’offerta a scaffale continua ad aumentare (+2,5% annuo), mentre il sell-out si è stabilizzato (-0,1%). Ed è cambiato il mix dei prodotti presenti nel carrello della spesa “italiana”.

Mentre in 12 mesi – anno terminante a dicembre 2021 - si è fermata la crescita del fatturato dei beni che presentano, sulle confezioni, la bandiera italiana (-1,3%) – ma anche i claim "100% italiano” (-1,8%) e “prodotto in Italia” (-0,6%) - è proseguita l’avanzata dei generi alimentari e delle bevande a indicazione geografica.

I più dinamici sono stati i vini Docg, che hanno sfiorato 291 milioni di euro grazie a un incremento annuo delle vendite del 13,2% (contro il 5,9% dell’anno precedente).

Brillanti anche i vini Doc con 486 milioni di euro di sell-out (+6,4%) e, tuttavia, un lieve rallentamento rispetto al +8,8% precedente.