di Claudia Scorza

A diciotto mesi di distanza dalla prima edizione, la seconda survey di Alpla, azienda globale operante nel settore degli imballaggi in materiale plastico, inserita nella cornice della campagna “La plastica è cambiata, cambia idea sulla plastica”, evidenzia un’ulteriore, sia pur leggera, crescita della consapevolezza da parte dei consumatori dell’importanza del recupero e riciclo degli imballaggi plastici giunti a fine vita.

La ricerca, sempre condotta su un campione rappresentativo della popolazione italiana a livello di età (18-54 anni) e gender, se da un lato su alcune tematiche di natura generalista non ha mostrato evidenti scostamenti rispetto ai risultati della prima edizione, dall’altro ha però posto in evidenza alcuni importanti trend.

Innanzitutto, il dato complessivo dichiarato relativamente all’abitudine di fare la raccolta differenziata domestica mostra chiaramente come questa sia oramai divenuta una prassi consolidata a livello generale e trasversale, ovvero senza differenze di età, di genere e di territorialità. Questo dato, però, non deve essere confuso con quello tipico del riciclo, che varia percentualmente, a volte anche molto, tra una regione e l’altra o addirittura tra due comuni di una stessa provincia.

Lo spunto più interessante sul quale riflettere arriva però dalle domande poste sull’utilizzo degli imballaggi plastici. Alla domanda “In quale ambito consumi maggiormente la plastica?” l’alimentare passa dal 72% all’89%, mentre il farmaceutico/cosmetico scende dal 24% al 9%. Questa tendenza ad associare maggiormente la plastica con il carrello della spesa alimentare e meno con quello dei prodotti farmaceutici è probabilmente da intendersi come una conseguenza legata al mitigarsi della crisi pandemica e, quindi, ai diversi comportamenti di acquisto dei consumatori.

Decisamente significativa è la percentuale dei rispondenti che, alla domanda “Gli imballaggi in plastica consentono una migliore conservazione del cibo?”, hanno risposto affermativamente. Ebbene, se gli indecisi sulle proprietà funzionali della plastica legate alla conservazione degli alimenti si mantengono su una soglia stabile nell’intorno del 30%, coloro che asseriscono che la plastica favorisca il mantenimento della freschezza dei cibi passa dal 29% al 36%.

Ricordiamo che nella prima survey la percentuale degli intervistati che non sapeva che cosa rispondere o che riteneva la plastica non idonea alla migliore conservazione del cibo era pari al 70% e più. Forse complice la recente pandemia, che ha indotto i consumatori a fare i conti con scorte di cibo a lungo termine, la percezione della plastica come materiale funzionalmente idoneo alla conservazione è decisamente aumentata. Utilizzata nella conservazione degli alimenti freschi, così come packaging primario dei prodotti farmaceutici, la plastica garantisce igienicità e praticità d’uso, grazie alla leggerezza, robustezza e versatilità d’impiego. Non da ultimo, nel circolo virtuoso del riciclo, l’impatto che il processo di recupero e riutilizzo della plastica genera sull’ambiente in termini di Co2 è di gran lunga minore rispetto a quello di altri materiali che, sia pur del tutto ecologici, come ad esempio il vetro, sono molto energivori.

A fare da contralto ai risultati appena descritti vi sono le risposte in merito all’importanza che il consumatore dà al packaging all’atto dell’acquisto. Anche se un consumatore su due dichiara di porre abbastanza attenzione al tipo di confezione, ovvero alla sua sostenibilità e riciclabilità, vi è ancora una percentuale consistente, pari al 22%, di acquirenti che non si sofferma su questo aspetto. Questo, nonostante i dati di questa seconda survey pongano in chiara evidenza come i consumatori considerino importante il riciclo, con il 41% del campione che alla domanda “In una scala da 1 (molto poco) a 10 (tantissimo), quanta importanza dai al riciclo della plastica nella tua vita quotidiana?” ha assegnato il punteggio massimo di 10 (nella survey scorsa la percentuale del campione era pari al 33%).

Infine, fermo restando che le principali fonti di informazione per i consumatori rimangono i siti web e i social – anche se in leggero calo in favore di brochure e opuscoli – si conferma la necessità di disporre di maggiori informazioni da fonti ufficiali, con regole e norme più chiare per evitare errori nella differenziazione dei rifiuti che, spesso, soprattutto quelli di tipo misto, vengono gestiti con modalità differenti da comune a comune. Come accade in molti altri casi, il principio di diffusione della cultura si configura dunque uno degli elementi di maggiore stimolo all’impegno collettivo verso la responsabilità ambientale.