di Emanuele Plata

“Come ragionare ancora insieme è stata la nuova interpretazione dell’acronimo Crai, dato da Beppe Severgnini ospite della manifestazione per festeggiare i 50 anni di vita dalla sua fondazione, nel 1973, della cooperativa di dettaglianti nata a suo tempo su spinta della Confcommercio e da allora protagonista della Distribuzione organizzata del commercio moderno in Italia.

Questa lettura creativa data da un osservatore acuto della nostra società è la parte qualitativa che assieme al dato quantitativo di far sviluppare il giro d’affari alle casse dai 3 miliardi di oggi ai 5 miliardi di un domani prossimo costituisce per me il messaggio delle ambizioni dell’Insegna.

Per me, che da giovane manager di Unilever ho visto nascere questa organizzazione di imprenditoria diffusa, non c’è dubbio che l’obiettivo sia raggiungibile. L’importante è che il pensiero strategico e l’esecuzione dei programmi facciano leva su quell’insieme evocato nella battuta di Severgnini.

La forza del nostro sistema paese è nell’imprenditoria diffusa, è all’origine del boom economico di cui anche il 1973 è figlio ed è all’origine di questa resilienza sorprendente che dalla pandemia in poi il mondo riconosce alle imprese italiane. E questo vale per l’industria, per l’agricoltura e per i servizi di cui il commercio è un attore principale. Lo stile italiano di fare commercio, come in Crai lo chiamavo quando ero consigliere delegato, è fatto di prossimità, territorio e relazioni. E questo è possibile solo con organizzazioni localmente interpreti attive coi fornitori, coi clienti, con tutti i portatori d’interesse e rappresenta un modello distributivo alternativo alle grandi superfici francesi, ai discount o ai C&C tedeschi e ai convenience store inglesi. Ovvero, rappresenta un mix distintivo ed esportabile. Ma ancor di più rappresenta un mix sostenibile ambientalmente, socialmente ed economicamente.

Crai, che ha questo assetto caratteristico, è vocato a far suo il successo del modello. Nella sfida per gli anni del prossimo futuro, volutamente proposta ai Giovani Crai, la scelta della dirigenza di oggi è quella di aggiungere alla struttura della Cooperativa, impegnata nella rappresentanza e nella tutela dei valori cooperativi della rete e del suo capitale umano, a quella della spa Crai Secom, proprietaria del marchio insegna, della intermediazione contrattuale e dei piani commerciali, una terza struttura Food 5.0, responsabile dello sviluppo dei prodotti a marchio proprio e dei format distributivi. Il tutto in una logica di centralità del cliente e del cibo, di relazioni e di tecnologia, di qualità segmentata e distintiva e di collaborazione con i fornitori di cui l’insegna aumenta il ruolo proattivo dei territori che rappresenta.

Gli uomini che governano questo approccio, dopo gli anni di valente e continuativa gestione affidata a Marco Bordoli, sono un mix di generazioni imprenditoriali: Piero Boccalatte, Gian Giacomo Ibba, Luca Villanova ed un mix di esperienze manageriali: Grégoire Kaufmann, Roberto Comolli, Mario Laviola, a cui si aggiunge l’alleanza con la centrale Super Drug, sinergica e non distraente, guidata da Stefano Battistelli, Fabio Celeghin e Francois Tah.

Essenziale per il successo sono la gestione della leadership condivisa, funzionale all’ascolto e alla realizzazione organica dei piani, ma anche i driver del territorio e del cliente, da attivare non in modo retorico ma sostanziale, con comportamenti innovativi nella catena del valore. Come ad esempio quello di veicolare ovunque il perseguimento di valore e benessere. In altre parole, condurre per mano il mondo a monte di Crai, dalle banche al più piccolo fornitore, nei diversi comuni e nelle diverse comunità di cui i negozi e i dettaglianti Crai potrebbero divenire alfieri, come l’esperienza di Crai Sardegna ha dimostrato di voler e poter fare.