Fatturato 2010 a 44,8 milioni di euro per la cooperativa di Gallo (Fe) specializzata nella movimentazione degli imballaggi ecosostenibili per l’ortofrutta: all’incasso 2 milioni in più rispetto al 2009. Renzo Piraccini è stato rieletto presidente. Una buona ragione per intervistarlo.

Dai numeri si direbbe un bel risultato a una dozzina d’anni dalla nascita di Cpr System. A che cosa attribuisce il successo?
Alla risposta concreta ai bisogni della filiera, tutta rappresentata nella cooperativa. Si tratta per la maggiorparte di imprese agricole, accompagnate però da trasportatori, distributori, stampatori e altro ancora. Tutti con l’interesse a movimentare cassette per l’ortofrutta con sponde abbattibili nel rispetto dell’ambiente.

Quanti contenitori avete movimentato nel 2010?
Cassette per 113 milioni, minibins 524mila e pallet per oltre 4 milioni.

E quanti imprenditori aderiscono alla formula?
La base sociale della cooperativa, che come dicevo associa l’intera filiera ortofrutticola, dai produttori ai distributori, dai commercianti ai fornitori di servizi, comprese alcune importanti insegne della distribuzione moderna tra le quali spiccano Coop, Conad, Pam e Bennet, è aumentata passando nel 2010 da 930 a 996 aderenti.

Che cosa vi distingue?
Siamo una cooperativa un po’ particolare: dobbiamo costare il meno possibile. Le nostre tariffe sono ridotte del 50% rispetto a quelle di mercato. Non miriamo al profitto in quanto tale, ma a far risparmiare l’intera filiera riversandone il valore sul prezzo al consumo.

Non mirate ai profitti, ma riuscite a farne?
Sì, l’anno scorso l’utile di gestione è stato pari a 2,2 milioni di euro, tanto da far crescere il patrimonio netto di Cpr System da 25 milioni di euro del 2009 a 27,9 nel 2010. E aumentano pure i ristorni per i soci che nel 2010 hanno toccato quota 4,6 milioni di euro.

Parlate di ecocompatibilità: che significa in concreto?
Farò un esempio: ritirando le cassette di plastica, una volta vuotatone il contenuto nei punti vendita, e richiuse grazie al semplice meccanismo che le distingue, recuperiamo tre viaggi di ritorno su quattro. E praticamente non si distrugge nulla. Oltre ad essere riutilizzabili moltissime volte, i contenitori sono fabbricati con un materiale riciclabile all’infinito, senza dover tagliare alberi come accadeva con le cassette di legno.

Siete nati e avete prosperato con l’ortofrutta. Non pensate di replicare il sistema in altri settori alimentari?
È proprio quello che stiamo progettando. Riteniamo che il meccanismo, dimostratosi eccellente con frutta e verdura, possa altrettanto bene adattarsi ad altri comparti del fresco, dai latticini ai salumi, dalla carne al pane e ai prodotti da forno.

Avete stabilito un traguardo temporale entro il quale essere operativi nei nuovi settori?
Luglio 2012.

A.M.