Il 2008 è stato un anno storico per la distillazione a causa dell’entrata in vigore di due nuove leggi destinate a cambiare profondamente lo scenario di mercato. La redazione di Distribuzione Moderna ha chiesto a Maria Carla Bonollo, vicepresidente dell’Istituto nazionale grappa, che riunisce oltre 100 aziende e rappresenta circa il 70% della grappa distillata in Italia, di tracciare un bilancio dei nuovi provvedimenti e di spiegare quali opportunità e quali criticità si aprono per il futuro del comparto.

È ormai operativo il programma quinquennale di riforma dell’Ocm vino: come giudica i provvedimenti e che impatto avranno sulla distillazione?
Resta ancora tutto da valutare, dal momento che mancano i decreti applicativi del Ministero e le modalità pratiche in cui si svolgerà la distillazione sono ancora oggetto di discussione. Ciò che sappiamo per certo è l’abolizione sia del prezzo di riferimento di fecce e vinacce, che in precedenza era imposto per legge, sia dei contributi alla distillazione per uso alimentare di circa 39 euro a ettanidro.

Ma prima dell’Ocm, la Commissione europea ha varato un altro provvedimento che incide profondamente sul futuro della grappa: in questo caso, in senso positivo.
Sì, si tratta del Regolamento Ce 110/2008 che ha finalmente riconosciuto italiana lo status di Indicazione geografica protetta all’acquavite di vinaccia italiana, per cui solo quella distillata nel nostro Paese e controllata secondo regole ben definite potrà fregiarsi di tale nome. Si tratta di una grande opportunità per difendere il nostro prodotto e farlo conoscere sui mercati internazionali. Grazie a questo provvedimento possiamo sostenere il marketing della grappa puntando sulle sue qualità di tipicità territoriale, proteggendola da imitazioni e contraffazioni e aiutando l’export, a dispetto del luogo comune che vede la grappa come un prodotto poco esportabile.

Cosa pensa invece del disegno di legge sulla distillazione di grappa casalinga, ora al vaglio della Commissione agricoltura al Senato?

La nostra associazione ha espresso un forte disappunto nei confronti della proposta, che apre alla possibilità di distillare 30 litri di grappa all’anno per azienda agricola, una quantità molto elevata se si considera che il consumo di grappa per famiglia non raggiunge i tre litri. Siamo preoccupati innanzitutto per la salubrità del prodotto. In Italia si stima che ci siano decine di migliaia di alambicchi clandestini che, legalizzati, potrebbero produrre circa 10 milioni di bottiglie di grappa difficilmente controllabili e potenzialmente pericolose per la salute. Si tratta di una pratica clandestina e illegale che non può essere legittimata: per distillare sono necessarie molteplici competenze e grande professionalità, che devono essere tutelate e rispettate.

Come giudica il futuro del comparto? E quali saranno le principali attività dell’Istituto nazionale grappa?

La nostra finalità è la promozione e la tutela del prodotto e per questo siamo estremamente soddisfatti per il regolamento 110, che credo apra una fase ottima sotto il profilo potenziale. Abbiamo finalmente la possibilità sia di esportare e far conoscere la grappa che di tutelarla in modo effettivo. Resta invece molto da fare sotto il profilo dell’informazione e del sostegno economico che un prodotto tipico del made in Italy come la grappa meriterebbe.