di Maria Teresa Giannini e Luca Salomone

Alla fine del 2022 ha portato a casa un fatturato di oltre 200 milioni, che continua a crescere: per Vidal candies, o Vidal golosinas nel suo nome originale, le proiezioni sono davvero positive. Il gruppo spagnolo, fondato 60 anni fa a 12 km da Murcia, ha un catalogo di oltre 1.500 prodotti, e il suo assortimento è uno dei più larghi e vari del mondo. Ha iniziato rivolgendosi principalmente a grossisti e vendite dirette ai consumatori, grazie ai suoi “mitici” furgoni che distribuivano caramelle attraverso il Paese. Negli ultimi anni, senza mai tralasciare il canale tradizionale, ha cominciato a focalizzarsi anche sul canale moderno, come ci racconta Daniele Toffoletti, responsabile per l’Italia.

Da quanto siete in Italia?

Sono più di 25 anni che Vidal è presente e vende nel nostro Paese: pochi lo sanno ma il 90% delle caramelle che vengono vendute dagli ambulanti nelle fiere sono di Vidal. Questo è solo un esempio per dire come, in tutti questi anni, ci siamo fatti conoscere e apprezzare da tutti gli specialisti del settore, grossisti, confezionatori e cash&carry. Abbiamo una lunga storia che si riflette in una vasta estensione come distributori di sfuso, anche se il brand Vidal sta prendendo sempre più piede.

Com’è il mercato?

Affrontiamo il mercato con innovazione e un forte impegno nella ricerca e sviluppo, che è una vera parte del Dna di Vidal fin dai suoi inizi. Continuiamo a fare grandi sforzi per adattare i nostri prodotti alle necessità dei consumatori. Stiamo sviluppando referenze con migliori profili nutrizionali e cercando di dare risposta a bisogni sempre più ricorrenti, come prodotti vegani, senza glutine e con ingredienti naturali. La pandemia ha modificato e contratto la domanda, ma noi cerchiamo, appunto, di interpretarla di continuo. Anche riguardo alla brand awarness ricordo che al sud, per esempio, non c’è piccolo punto vendita o tabaccheria che non abbia un nostro lolllipop, una nostra gomma o caramella.

Il 2022 è stato un anno difficile per gli approvvigionamenti, cosa ha comportato per voi?

Assolutamente come tutti abbiamo avuto problemi con l’aumento del prezzo dello zucchero, ma la problematica più grande che abbiamo affrontato, secondo me, è stata la mancanza di plastica per il packaging. Ma alla fine, essendo nel mercato del food da tanto tempo abbiamo avuto più facilità nell’avere le forniture.

Quanti sono e come sono i siti di produzione del gruppo?

Vidal conta più di 210 mila mq di impianti, includendo produzione e magazzino. La nostra capacità di produzione giornaliera va oltre le 75 milioni di unità. Tutti gli stabilimenti sorgono in Spagna e la sede principale, nonché storica, si trova a Molina de Segura (Murcia). Gli impianti di produzione sono 2 da cui, ogni giorno, vengono caricati e poi scaricati, in maniera completamente automatica, i camion che portano la merce in stock al nostro magazzino, anch’esso completamente automatico. Pensi che bastano appena 16 persone per gestire lo stoccaggio e la creazione e spedizione di ordini richiesti da ogni parte del mondo. Vidal, infatti, crede molto nella tecnologia e, appena può, investe pesantemente.

Quali sono i vostri mercati?

Subito dopo i nostri inizi abbiamo valicato i confini spagnoli negli anni Settanta e adesso abbiamo sussidiarie commerciali che coprono differenti continenti e la loro distribuzione in più di 90 Paesi. In Europa Vidal è presente in Germania, Francia, Uk, Scandinavia, Benelux, Portogallo, Polonia e, ovviamente, Italia. Non dimentichiamo poi la nostra base in Usa e Canada. Abbiamo le nostre commerciali anche in Giappone, Corea del sud e Nuova Zelanda.

Quali sono i Paesi o le aree del mondo in cui si acquistano più caramelle?

Sicuramente in cima alla classifica c’è la Scandinavia dove, nonostante il basso numero di abitanti, il consumo è davvero alto. In seconda posizione l’Inghilterra e gli Stati Uniti.

E gli italiani, invece, quando scelgono una caramella cosa desiderano?

Oggi il cliente guarda molto di più di un tempo anche all’aspetto, alla confezione, alla grafica, all’iconografia, all’etichetta. Inoltre, per il contenuto, da noi, come altrove, si cerca il vegano, il senza zucchero, il senza aromi naturali. Ma, sorprendentemente, il vero fattore di successo, almeno nel nostro Paese, rimane il gusto. La caramella è, in fondo, una piccola gratificazione, una ‘trasgressione’ e dunque, per una volta, si può scendere a patti con lo spauracchio della linea.

Vi presentate con marchio Vidal o con altri brand a seconda delle linee?

Ci vogliamo presentare con prodotti che portano il nostro nome e sono fiducioso che questa sia la strategia premiante, quella più chiara per il consumatore.

Com’è la situazione nel fuori casa?

Qui la nota dolente è il bar, il cosiddetto “banco”. Lì il tracollo è cominciato con la pandemia, ma la sofferenza è continuata. Penso che le persone tendano ancora a restare meno tempo nei pubblici esercizi. Dall’altra parte della medaglia però anche qui, come altrove, la caramella gommosa sta avendo un exploit, con un trend in crescita quasi costante. È un prodotto comfort che, con un piccolo prezzo, dà tanta soddisfazione.

Quanto alle novità di prodotto e formato, invece?

Nella Gdo stiamo proponendo la caramella gelatinosa a doppio strato, che sembra piacere moltissimo. La nostra innovazione, al momento, punta più sull’aspetto qualitativo, che sulla proposta incessante di nuovi gusti, forme e colori, che, peraltro, sono già davvero molti. Ci siamo resi conto, infatti, che non serve presentare troppe varianti, ma che è molto meglio concentrare lo sforzo su una qualità costante e appagante.

In conclusione, due parole sul mix comunicativo...

Stiamo continuando a fare grandi progressi in quest’area, investendo per espandere i nostri canali comunicativi, focalizzandoci sul brand Vidal e su tutti quei dettagli che ci portano a fare la differenza. Sto pensando, per esempio, al nostro doypack con chiusura ermetica, che permette di consumare il prodotto sempre fresco e gustoso, come appena aperto. Siamo molto attenti alle forme di comunicazione più moderne: in Spagna, per esempio, sta assumendo un grosso peso la comunità online con più di 425 mila follower, mentre in Germania ci stiamo affidando ai micro-influencer, capaci di lanciare contenuti corti, ma impattanti.