L’Italia consuma mediamente 1,7 milioni di tonnellate l’anno di zucchero, il 70% dei quali è assorbito dall’industria. Il Paese ne produce però, come conseguenza degli accordi Ue che hanno portato all’estirpazione di molte piantagioni di barbabietola e allo smantellamento di parecchi impianti di raffinazione, solo 550 mila tonnellate. Il resto va ovviamente importato. Attiva sia sul fronte della produzione, sia su quello dell’importazione, è Eridania-Sadam (300 milioni di euro il fatturato 2010) che fa capo al Gruppo Maccaferri (costruzioni, ingegneria ambientale e meccanica, tabacco, biotecnologie; 1.100 milioni il fatturato 2010) e che, per aumentare la propria quota di mercato, ora al 35% nella Gdo, ha costituito una joint-venture in Sudan con la Kenana Sugar Company, accordo al quale ha lavorato in prima persona il presidente Massimo Maccaferri. Che Distribuzione Moderna ha intervistato.

Che cosa vi ha spinto a questa intesa?
Per i grandi cambiamenti nella politica agricola comunitaria e per l’allargamento degli scambi di zucchero a nuovi Paesi extra-UE, l’assetto del futuro mercato saccarifero mondiale sarà distinto dal moltiplicarsi delle transazioni economiche globali. Di conseguenza compagnie saccarifere europee, come Eridania Sadam, impegnate sia sul versante nazionale per il rifornimento del mercato interno sia su quello del trade internazionale, avranno necessità di approvvigionarsi di materia prima anche attraverso partnership con produttori extra-UE. Da questo punto di vista, l’accordo con KSC rappresenta una svolta strategica nel complesso processo di trasformazione.   

In che cosa consiste l’accordo?
Nella costruzione di una grande raffineria di zucchero a Port Sudan, con investimento di 90 milioni di euro. L’impianto produrrà 500mila tonnellate di zucchero grezzo annue, ma è già predisposto per il raddoppio a un milione. Il prodotto sarà commercializzato in Europa, nord e centro Africa e Medio Oriente.

Quando entrerà in funzione lo stabilimento e come arriverà in Italia il prodotto?
L’impianto sarà operativo nel primo trimestre del 2014 e lo zucchero arriverà nel nostro Paese alla rinfusa su navi che percorreranno il canale di Suez per poi attraccare ai porti nazionali più vicini ai luoghi di confezionamento.

Tutto per voi quello zucchero?
No, noi potremo averne la metà, cioè 250 mila tonnellate che già ci servono tenendo presente che in Italia ne produciamo 140mila tonnellate da barbabietola nello zuccherificio di San Quirico, nel Parmense, mentre ne vendiamo circa 350mila ricorrendo alle importazioni.

Che tipo di zucchero è quello sudanese?
Di canna. Lì trova il clima favorevole, caldo e umido, e cresce bene.

E chi è KSC?
Kenana Sugar Company è, a livello mondiale, la più grande realtà produttiva integrata di zucchero di canna, con un fatturato di 600 milioni di dollari. Fondata nel 1975, è partecipata a maggioranza dal governo del Sudan, dallo Stato del Kuwait, dal Regno dell'Arabia Saudita e da altri investitori governativi. È attiva nel settore agro industriale con il più grande zuccherificio integrato dalla capacità di 400mila tonnellate, nell'etanolo, nei prodotti agricoli e zootecnici e nei servizi ingegneristici. Tra l’altro il governo sudanese ha lanciato un ambizioso piano di sviluppo per l’industria saccarifera con l’obiettivo di raggiungere una produzione di 10 milioni di tonnellate di zucchero nel 2018.

Chi produce più zucchero nel mondo e come vanno i consumi?
Il maggior produttore mondiale di zucchero è il Brasile che dal 2004 al 2009 ha raddoppiato il proprio volume di export. I consumi mondiali, passati dai 110 milioni di tonnellate del 1994 a 160 milioni nel 2009, aumenteranno al ritmo del +2/3% annuo, sostenuti dalla crescita di due parametri principali: la popolazione e il Pil.