Alcuni provvedimenti normativi hanno ridotto il livello di esenzione fiscale alla quale le cooperative logistiche avevano diritto attenuando contemporaneamente la convenienza ad affidare in outsourcing i servizi di movimentazione nelle piattaforme distributive a meno che… A meno che non si tratti di cooperative sui generis, come recentissimi fatti di cronaca hanno dimostrato con arresti e sequestri di beni e attrezzature di imprese impegnate anche nel largo consumo.

Non è da escludere che il giro di vite nei controlli sia derivato da un input governativo, a sua volta imposto dalla necessità di fare cassa e di combattere forme di evasione contributiva non più sopportabili dall’amministrazione pubblica. Il danno provocato dalle finte cooperative è però triplice. Nel senso che ci perdono oltre allo Stato anche le vere cooperative e la committenza seria che non sta a guardare tanto la riduzione del costo del lavoro misurabile ormai in spiccioli (se le regole vengono rispettate) quanto la flessibilità offerta da chi lavora in outsourcing.

La flessibilità è infatti uno dei valori più ricercati dalle aziende che si considerano vittime di eccessive rigidità nei rapporti di lavoro, soprattutto in periodi di crisi come quello che si sta attraversando. Da qui il diffondersi dell’opinione secondo la quale in passato le norme sono state troppo generose nei confronti delle cooperative spingendo individui privi di scrupoli ad approfittarne, con parte della committenza che riteneva, rivolgendosi a questi ultimi, di potersi facilmente scaricare di parecchi vincoli. Le nuove norme hanno reso tra l’altro impossibile alle cooperative di regolarsi autonomamente, con semplici delibere assembleari, in merito alle retribuzioni dei soci-lavoratori in deroga a quanto previsto dai contratti di lavoro nazionali.

Ora le norme vietano da un lato questa discrezionalità, che dava modo ai furbi di agire in maniera strumentale, e dall’altro coinvolgono i committenti che non possono fingere di non sapere, di fronte a tariffe super scontate, che queste nascondano irregolarità, tanto da essere chiamati a risponderne di tasca propria e per intero. Si è discusso anche di questo al recente convegno “Flessibilità del lavoro” organizzato da Ailog, l’Associazione dei manager della logistica aderente a Confindustria, durante il quale diversi relatori hanno espresso preoccupazione per la piega presa dalla normativa e dalle richieste di maggior precisione da parte degli ispettorati del lavoro.

Attenzione dunque alle esagerate offerte al ribasso, è stato il leit motiv dell’incontro, perché possono celare comportamenti illegali dagli antipatici risvolti. Infatti, se una finta cooperativa chiude i battenti i suoi lavoratori possono rivalersi sul committente che sarà condannato dal giudice non solo a versare quanto dovuto ma anche a pagare pesanti sanzioni. Autorevoli esponenti del mondo cooperativo stimano che ad agire nella piena legalità non sia più del 10% delle imprese del settore attive nella logistica, dove la maggior parte degli addetti non ha la cittadinanza italiana.