Uno spettro s'aggira tra gli operatori logistici nazionali: la bassa percentuale dell'utile sul fatturato che impedisce di effettuare gli investimenti necessari a sostenere l'agguerrita concorrenza delle imprese straniere che, dopo aver conquistato larghe fette di mercato nel segmento delle consegne espresse (vedi Dhl, Tnt, Ups e FedEx), si stanno allargando ora nel comparto dell'outsourcing al servizio delle catene della Gdo.

Gli operatori logistici italiani non riescono a superare la media di utile del 4%: troppo poco per finanziare l'upgrade dei software e dell'hardware di magazzino dove la tecnologia ha rivoluzionato le procedure facendo invecchiare rapidamente anche i depositi automatizzati che fino a poco tempo fa apparivano ultramoderni.

La scarsità di investimenti nei software rende difficile a numerosi operatori italiani anche analizzare i propri costi non riuscendo così a definire con precisione quali settori sono tanto profittevoli da meritare una concentrazione degli sforzi. Senza questa capacità d'analisi diventa impossibile costruire un contratto di servizio con un retailer che garantisca margini per entrambi. Portati a cedere sul prezzo, gli operatori logistici si trovano a pretendere sconti da chi effettua i trasporti, questi dalle eventuali cooperative di facchinaggio e così via in una spirale che non produce valore.

Autorevoli analisti concordano sulla diagnosi: le imprese italiane che si occupano di trasporti e logistica non sono in grado, nella maggioranza dei casi, di differenziarsi proponendo servizi a maggior valore aggiunto con i quali affrancarsi dalla politica di compressione delle tariffe che ha soffocato il settore impedendone la crescita. Sconti a non finire hanno prevalso sulla strategia di differenziazione mentre le multinazionali, molto più forti finanziariamente, si mettevano in attesa sicure di avere molto più fiato per resistere. Lo scenario che si profila è fosco, con il rischio che la logistica italiana in outsourcing venga colonizzata come in parte è già avvenuto nella distribuzione dell'alimentare fresco e freddo, dove le imprese nazionali presenti sono state rilevate da gruppi stranieri.

La soluzione? Offrire servizi di maggior costo che consentano tuttavia al committente la possibilità di ottenere vantaggi superiori al semplice e banale sconto. Certo, bisogna avere la capacità di riempire di contenuti questa che può apparire una formula magica. C'è però tra la concorrenza straniera chi ci riesce e questo dovrebbe portare gli operatori italiani a spremere di più le meningi.