L’eccezionale convergenza di fattori critici che ha sconvolto quest’anno le campagne ortofrutticole, dai parassiti alieni alle conseguenze nefaste del cambiamento climatico (gelate, trombe d’aria, siccità), ha messo a nudo la fragilità di quello che fino a 20 anni fa era l’asse portante del sistema ortofrutticolo italiano e forse europeo: l’ortofrutticoltura dell’Emilia Romagna. Negli ultimi 15 anni, l’ortofrutta emiliano-romagnola ha perso oltre 19 mila ettari, un’involuzione che ha subìto un’accelerazione drammatica negli ultimi anni, con la peschicoltura che da sola in 10 anni ha perso 15 mila ettari mentre le pere, che nella regione hanno il loro maggiore polo produttivo europeo, ne hanno persi seimila. Vuol dire un’enorme perdita di valore (un ettaro a frutteto vale quanto 400 ettari a seminativi) e di posti di lavoro (più o meno un posto per ettaro). Come reagire?

Questa domanda è stata al centro dell’incontro promosso da CSO Italy, per iniziativa del suo presidente Paolo Bruni, che ha coinvolto le istituzioni regionali al massimo livello, il mondo della cooperazione ortofrutticola e le grandi aziende private, e visto un serrato quanto concreto confronto, che pur confinato nell’arco di un’ora e mezzo, può essere definito come "Gli stati generali dell’ortofrutta emiliano romagnola”. Non è mancata un’indicazione conclusiva: il rilancio parta dalla pera, con un forte sviluppo dell’IGP, per arrivare alle altre produzioni regionali.

Con il governatore della Regione Stefano Bonaccini e l'assessore regionale all’Agricoltura Alessio Mammi sono interventi Davide Vernocchi, presidente di APO Conerpo e coordinatore per l’ortofrutta di ACI, Marco Salvi, presidente di Fruitimprese e grande imprenditore di Ferrara, Ilenio Bastoni, direttore generale di Apofruit, Luigi Mazzoni del Gruppo Mazzoni. Un’analisi della situazione e delle prospettive è stata fatta da Roberto Della Casa.

“Non vogliamo parlare di problemi, quelli li conosciamo, ma di strategie” ha introdotto il presidente Bruni dando il tono al dibattito. Lucido il contributo del prof. Della Casa: “Il settore deve passare dall’efficienza, ovvero dal rafforzamento degli elementi di carattere industriale, che si possono dare per acquisti, che sono le conquiste di ieri, all’efficacia, cioè ad operazioni rilevanti, in grado di orientare il mercato, operazioni con il carattere della distintività”. Per Della Casa proprio la pera IGP dell’Emilia Romagna può essere il catalizzatore di un’operazione rilevante, che potrà tuttavia definirsi tale solo se in grado di "controllare una massa importante di prodotto lavorato”.

Preoccupato Davide Vernocchi dalla piega presa dalla politica europea (bene il Green Deal ma va accompagnato da misure atte a garantire la redditività delle imprese) e forse ancora di più dal rischio che tante aziende del territorio finiscano svendute “a chi non si conosce…”, ma favorevole al progetto di partire dalla pera per il rilancio della frutticoltura regionale.