In effetti Stock, storico produttore nazionale di liquori, era già in mani estere, facendo capo al fondo californiano Oaktree. Tuttavia ha sorpreso l’annuncio che, a partire da giugno, lo stabilimento di Trieste chiuderà i battenti, e la produzione convergerà nella Repubblica Ceca.

A parte la solita sequela di lamentele e piagnistei sul made in Italy che se ne va – del resto per  pareggiare le cose l’altro ieri Ikea ha deciso di eleggere la Penisola come propria piattaforma produttiva – ci sono 30 posti di lavoro a rischio, più un ragguardevole indotto.
In effetti bisognerebbe approfondire e domandarsi perché le nostre aziende ci abbandonano, al di là dei facili campanilismi.

Il motivo della decisione, seconda una nota ufficiale, è che “la sede di Trieste non è sostenibile a livello economico rispetto agli altri siti”.

In questi ultimi anni l’azienda ha lavorato molto sulla diversificazione, tanto che oggi il core business non è più sul brandy (Stock 84), ma sulle grappe (Julia) e sui liquori dolci (Limoncé, Sambuca, Cherry Stock, Vodka Keglevich alla frutta ecc.).

Sui fatti hanno indubbiamente influito le indicazioni del bilancio. I più recenti dati disponibili risalgono al 2010, ma già allora la società presentava ricavi in flessione, anche se il margine operativo lordo e gli utili avevano fatto segnare una notevole ripresa.

Il livello dei debiti però era elevato sia per quanto riguarda gli istituti creditizi (circa 40 milioni), che verso le collegate (72 milioni). Anche in dicembre le banche erano intervenute, con un pegno sui titoli.