Snellimento della burocrazia e specifici interventi di politica economica, a cominciare dallo sviluppo delle liberalizzazioni. Ma anche valorizzazione della logica del merito, maggiore trasparenza e informazione ai cittadini, e soprattutto cambiamento di una cultura e di una mentalità diffuse che spesso rappresentano ostacoli insormontabili persino per l’intervento legislativo più illuminato verso la strada di una maggiore concorrenza nel nostro paese.

Sono questi, in estrema sintesi, gli indirizzi individuati nel corso del convegno “La concorrenza come motore della crescita” organizzato da Indicod-Ecr in occasione del trentennale dell’associazione, al quale hanno partecipato oltre 600 imprenditori e manager del largo consumo, insieme a importanti esponenti delle istituzioni.

Sul fatto che la concorrenza
, unitamente a maggiore competitività, efficienza, innovazione e produttività delle imprese, costituisca un elemento indipensabile a beneficio delle famiglie e dell’economia del Paese, è d’accordo il 78% degli imprenditori e dei manager dalle imprese del largo consumo associate all’Istituto, interpellati per la V edizione dell’Osservatorio economico Indicod-Ecr. A dimostrarlo però vi sono anche i risultati dello studio “Concorrenza in Italia: benefici per famiglie e imprese”, realizzato per Indicod-Ecr da Prometeia, che stimano quali effetti potrebbero generare i processi di liberalizzazione sui prezzi e sull’economia in Italia.

“Abbiamo simulato
– ha spiegato il segretario generale di Prometeia Paolo Onofri - quale sarebbe la situazione nel caso in cui venisse innalzato il grado di concorrenza nei settori della nostra economia con più forte impatto sulle imprese e sulle famiglie, vale a dire: energia elettrica, telecomunicazioni, servizi finanziari e distribuzione commerciale. E i risultati sono interessanti. A regime, infatti, produrrebbero una riduzione del livello dei prezzi al consumo dell’1,7% e un incremento del livello del Pil anch’esso pari all’1,7%, quest’ultimo principalmente legato all’incremento del livello dei consumi e al maggiore livello degli investimenti”.

Il contesto in cui operano le imprese del settore del largo consumo - ha dichiarato dal canto suo Dario Rinero, presidente uscente di Indicod-Ecr e presidente e ad di Coca-Cola HBC Italia - è altamente competitivo sia al suo interno che nei rapporti coi mercati esterni. Efficienza, capacità di fare innovazione e alti livelli di produttività sono obiettivi vitali, che generano valore e si traducono in prezzi convenienti per i consumatori, in prodotti di qualità e in servizi migliori. È però importante – ha aggiunto Rinero - che il processo di liberalizzazione nel nostro Paese venga completato, affinché si traduca in vantaggi concreti per i cittadini e le imprese”.

Poche ma chiare le “ricette” per una maggiore concorrenza in l’Italia individuate dai relatori del convegno. Rinero (che ha stigmatizzato la mancata partecipazione del Ministro Bersani al convegno, definendola una sorta di “metafora della latitanza della classe politica italiana e del suo scarso coraggio di cambiare le cose”) ha suggerito di guardare quello che di buono si fa all’estero per cercare di replicarlo nel nostro paese.

Anche il presidente
di Granarolo Luciano Sita ha insistito sul coraggio di cambiare le regole istituzionali del nostro Paese. Mentre per Francesco Giavazzi, professore di Economia Politica all'Università Bocconi ed editorialista del Corriere della Sera, occorrerebbe fare qualcosa di significativo per far comprendere che la concorrenza aiuta: anche pochi interventi, ma di “alto valore simbolico che riescano a scuotere una mentalità conservatrice, incapace di credere che dei cambiamenti possano essere raggiunti”.

Il presidente dell'Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, Antonio Catricalà (per il quale l’ad di Conad Camillo De Berardinis ha auspicato più ampi poteri di intervento) ha sottolineato invece la necessità di una riforma dei servizi pubblici locali e dei monopoli territoriali. Giuseppe Brambilla di Civesio (ad di Carrefour Italia), ha infine proposto una maggiore attenzione al reddito dei giovani.