Mancano pochi giorni a Sana Restart, da venerdì 9 ottobre a domenica 11 presso Bologna Fiere, una tre giorni studiata su misura per fare ripartire in totale sicurezza il business dopo la pandemia.

La trentaduesima edizione si avvale di protocolli molto accurati per prevenire, nei 3 padiglioni, qualsiasi assembramento e a assicurare il distanziamento sociale, anche grazie a format coerenti con la situazione.

"Più di trent'anni di rassegna e il fatto di essere il primo quartiere fieristico certificato 18001 sulla sicurezza – spiega Antonio Bruzzone, direttore generale di BolognaFiere - sono la migliore testimonianza della nostra attenzione alle tematiche legate alla sostenibilità e alla qualità della vita. L'occasione di confronto, da cui prende il via la fiera, è il secondo appuntamento con Rivoluzione Bio, l'iniziativa, lanciata nel 2019 e che si ripropone quest'anno, con una serie di tavoli tematici, i quali vedranno gli interventi di esperti e protagonisti dei vari ambiti di riferimento”.

Sana Restart sarà anche l’occasione per presentare il consueto osservatorio sul biologico promosso da BolognaFiere e curato da Nomisma, con il patrocinio di Federbio e Assobio e il sostegno di Ice.

Ma le cifre chiave del comparto, elaborate da Ismea e Sinab, fanno già trapelare un grande successo: i consumi domestici di alimenti biologici, nell’anno terminante a giugno, hanno raggiunto la cifra record di 3,3 miliardi , per effetto di una crescita del 4,4%, performance dovuta anche alla svolta green degli italiani, incoraggiata ulteriormente dall’emergenza Covid.

Lo dice la ricerca ‘Bio in cifre 2020’, sintetizzata da Ismea durante l’incontro organizzato da Coldiretti per la presentazione del rapporto annuale di Sinab, il sistema di informazione nazionale sull'agricoltura biologica.

La situazione emergenziale ha consolidato una tendenza alla crescita del settore che va avanti da oltre un decennio. Si conferma la spinta che la Gdo sta imprimendo al mercato, con un incremento delle vendite, durante il lockdown, dell’11 per cento.

Gli italiani tendono a premiare il biologico su tutti i versanti: nel fresco, con un aumento del 7,2% per gli ortaggi e, per fare un altro esempio, nel segmento delle uova bio, le cui vendite crescono del 9,7 per cento. E questo per non parlare del vino o di alcuni prodotti non alimentari, come i cosmetici.

Sul piano produttivo l’Italia è, nel 2019, il primo Paese europeo per numero di aziende agricole impegnate nel biologico, dove sono saliti a 80.643 gli operatori coinvolti (+2%), mentre le superfici coltivate sono arrivate a sfiorare i 2 milioni di ettari (+2%).

L’incidenza della superficie biologica ha raggiunto il 15,8% della Sau nazionale, e questo posiziona l’Italia al di sopra della media UE, che nel 2018 si attestava all’8%, e a quella dei principali produttori, come Spagna (10,1), Germania (9,07) e Francia (8,06).

Da sottolineare anche, nonostante la ricchissima offerta nazionale, l’aumento dell'import da Paesi extracomunitari con un +13,1% in volume rispetto all'anno precedente.

I cereali, le colture industriali e la frutta fresca e secca sono le categorie più importate nel bio, con un'incidenza rispettivamente del 30,2, 19,5 e 17 per cento.

I tassi di incremento più rilevanti, sempre all’import, si sono avuti per le colture industriali (+35,2%), i cereali (16,9%) e l’aggregato caffè, cacao, zuccheri, tè e spezie (+22,8%).

D’altro canto, è in corsa ancora maggiore l’export, dove il nostro Paese è protagonista, con un primo posto nell’Ue e una seconda posizione nel mondo, dopo gli Usa. La scorsa edizione dell’Osservatorio Sana di Nomisma documenta che le esportazioni di biologico made in Italy, in crescita costante da un decennio, hanno superato, nel 2018, i 2,2 miliardi di euro, con un +10% sul 2017, e addirittura un +597% sul 2008.

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