Per ora vivacchiano. Anzi, a quanto si dice, sono in alcuni casi più un debito che non una opportunità. Ma i tempi cambiano. E più presto di quanto ci si possa immaginare potrebbero rappresentare un importante canale di vendita. Stiamo parlando dei supermercati on line.

Il fenomeno della spesa su internet – intendiamoci - è nel nostro paese ancora agli albori. Qualcosa comincia a muoversi sul fronte degli acquisti di prodotti di elettronica di consumo, molti dei quali effettuati sui rispettivi siti delle gss (da Mediaworld, a Unieuro a Expert, ma non Trony…). Nel caso della spesa di prodotti alimentari però le cose stanno in modo assai diverso. Lo dimostra lo sparuto drappello delle catene distributive presenti sul web con aree dedicate allo shopping.

Guida, come sempre all’avanguardia, Esselunga
con Esselunga a casa, l’unica vera insegna che su questo fronte sta facendo le cose seriamente e investendoci. Poi, sostanzialmente, il vuoto o quasi. Con le sole flebili eccezioni di Volendo, il canale on line degli iper Pellicano (Gruppo Lombardini); di Spesaonline (Despar) e di pochi altri pionieri come Pronto spesa o On line market (che fanno capo a Crai) o Supermercatissimo (Sisa), iniziative in questi ultimi casi legate più all’intraprendenza di singoli imprenditori associati che non a veri e propri progetti di insegna.

Eppure, come si diceva, le cose stanno cambiando. Sul sito italiano di aste on line e.bay, si legge in un articolo del Corriere della Sera di alcuni giorni fa, sono stati effettuati lo scorso anno la bellezza di mezzo milione di acquisti di prodotti enogastronomici. Certo, si tratta nella maggior parte dei casi di prodotti di qualità e di nicchia. Ma cresce il numero di coloro che puntano a risparmiare qualcosa. Magari acquistando piccoli stock insieme ad altri consumatori, la formula moderna, per intenderci, dei gruppi d’acquisto solidale (i cosiddetti gas).

Le cifre, del resto, parlano chiaro. Sempre limitandoci agli acquisti di prodotti alimentari effettuati in Italia su e.bay nel 2008, si è registrata una crescita del 62%. Molto spesso si tratta di prodotti fine food, ma non mancano i prosciutti interi (i crudi sono tra i prodotti più richiesti), le forme di Parmigiano reggiano o partite di pasta, sughi o conserve ittiche. Le maggiori richieste, in particolare, pare si concentrino su dolci, biscotti, tè e caffè (con aumenti che superano il 180% rispetto al 2007) e sulla birra (+95%).

Non si capisce, quindi, perché non vi sia da parte dei retailer nostrani (con le eccezioni sopra citate) uno sviluppo serio, con investimenti seri e adeguati, del canale di vendita web. Se questo c’è una cosa è certa: non si vede. Indubbiamente, occorre confrontarsi con problemi di non facile soluzione, come quello delle consegne, di una totale riorganizzazione logistica, del minimo di spesa ecc. ecc. Ma le ragazzine che smanettano oggi su internet saranno la sciura Maria di domani. Anzi, forse già di stasera.