La diffusione dei negozi e i tassi di crescita del loro fatturato sono molto lontani da quelli registrati agli inizi degli anni Novanta. Ma in Italia i discount, aiutati anche dalla attuale congiuntura economica, proseguono nel consolidamento della loro rete sul territorio e nel potenziamento di un canale distributivo che, in poco più di quindici anni, è giunto a conquistarsi il 10% circa del fatturato del largo consumo.

I margini di ampliamento della loro quota di mercato, del resto, sono ancora ampi se si considera che in Europa essa sfiora mediamente il 19%. Il vero problema per l’ulteriore crescita di questo canale, però, a detta degli esperti non è strettamente legato alle oggettive potenzialità di sviluppo della rete. Vi è un altro fattore, sembra, che gioca un ruolo importante in tutto questo.

A dimostrarlo sono i risultati di una recente indagine di mercato condotta da Nielsen che ha coinvolto 6.000 famiglie su tutto il territorio nazionale e che aveva come obiettivo la comprensione del posizionamento, dei punti di forza e di debolezza del discount attraverso l’analisi delle performance delle prime dieci insegne che in Italia utilizzano questo format.

Ebbene, il freno più forte allo sviluppo dei discount è da ricondurre a cause di natura culturale. Solo per la metà dei consumatori italiani, infatti, fare la spesa al discount è “socialmente accettato”. Per il restante 50% i negozi a basso prezzo sono vissuti in modo negativo.

Per rimuovere barriere culturali che altrove o non ci sono mai state o, se c’erano, si sono progressivamente dissolte, le principali catene presenti nel nostro paese hanno iniziato a darsi parecchio da fare. Non è un caso che da qualche anno a questa parte gli assortimenti (anche di insegne caratterizzate dalla formula hard) abbiano visto il progressivo inserimento di prodotti di marche importanti: da Ferrero a Barilla, da Nestlé a Lavazza, solo per fare qualche nome.

Allo stesso modo, non è un caso che gli operatori di questo canale stiano puntando su una comunicazione molto aggressiva (nella top ten pubblicitaria delle catene distributive compaiono tre insegne discount), così come sull’ampliamento del livello di servizio offerto alla clientela, in termini per esempio di parcheggi, di banchi assistiti, di personale ecc.