Ritardo colmato
In fondo si tratta di un piccolo passo in avanti sulla strada delle liberalizzazioni. Il nostro paese, in effetti, era uno dei pochi in Europa in cui i cosiddetti farmer market non potevano ancora avere luogo, oltre che per la strenua opposizione dei commercianti, per una serie di pastoie burocratiche all’italiana.

Filiera corta
Dal prossimo gennaio però le cose cambiano. Un’agevolazione agli agricoltori sul piano fiscale (che di fatto ha quadruplicato il tetto del giro d’affari che rientra nel reddito agrario) e una serie di regole omogenee valide su tutto il territorio nazionale dovrebbero favorire la diffusione di questa modalità di vendita, accorciando la distanza tra i produttori e i consumatori e traducendosi in un vantaggio per entrambi.

I vantaggi
«Si tratta di un'opportunità in più sia per gli agricoltori che per i cittadini» - ha spiegato De Castro -, per il quale «accorciando la filiera agroalimentare si avranno vantaggi pratici per il consumatore che potrà avere, oltre alla convenienza, la garanzia di prodotti di assoluta freschezza».

Le cifre in campo
Entro il 2008, secondo le stime del Mipaf, saranno circa 100 i mercatini degli agricoltori che nasceranno nelle città italiane, per arrivare, nel 2010, a 400-500 mercati attivi, per un totale di 6000-8000 imprese agricole coinvolte e un fatturato annuo di circa 150 milioni di euro.

La normativa
«Con questa normativa - ha aggiunto il ministro - si fissano finalmente le linee guida per tutto il territorio nazionale, si identificano le modalità di vendita dei prodotti, le priorità e le attività e si forniscono indicazioni chiare ed uniformi alle amministrazioni comunali, chiamate a rilasciare le autorizzazioni».

L’inizio di una “sfida”
La vera scommessa, però, si gioca proprio su questo fronte. Se è vero che la novità introduce maggiore libertà di scelta (e di risparmio) per i consumatori, è altrettanto vero che il rischio resta quello di una efficace definizione di standard, del rigoroso rispetto di disciplinari di vendita e autorizzazioni, nonché di controlli che siano in grado di tutelare lo stesso consumatore. Senza contare che saranno ancora i Comuni a stabilire, evitando conflittualità con il commercio tradizionale, l’operatività dei mercatini degli agricoltori. Il che, conoscendo la fama dell’amministrazione pubblica nostrana, è tutt’altro che garanzia di successo.

Un nuovo competitor per la gdo
In attesa, dunque, che si definiscano concretamente opportunità e limiti del decreto, alla distribuzione moderna non resta che prendere atto che, di fatto, dal 2008 vi sarà un piccolo ma potenzialmente temibile canale concorrente nella vendita di frutta e verdura, ma anche di carne, uova, latticini e di molti altri prodotti agroalimentari che gli agricoltori si preparano a vendere in città.