Come riportato dal Corriere della sera qualche giorno fa, in Lombardia, secondo le stime della Edenred, una delle società emettitrici (la più grande controlla il 45% del settore), sono circa 700 mila coloro che usufruiscono di buoni pasto, per un valore (su un totale nazionale di 2 miliardi e mezzo) di circa 700 milioni di euro.

La metà di questa cifra, circa 350 milioni di euro, finisce nella spesa con i ticket accumulati saltando il pranzo o, come si usava 40 o 50 anni fa, utilizzando la «schiscetta», il tipico contenitore del cibo portato da casa. Su una spesa di circa 40 euro la quota dei buoni pasto pesa in media il 7 per cento, con picchi del 13 per cento a seconda del punto vendita e dei prodotti.

Anche perché, in teoria, Il ticket, dovrebbe servire solo per l'acquisto di alimentari freschi, ma ci sono catene di supermercati dove si possono acquistare prodotti di tipologie diverse (compresi detersivi e tessile) con l'unica limitazione per il reparto tv e hi-fi.

Da notare che tra la che gente si porta il pranzo da casa e utilizza i buoni per la spesa non ci sono per forza solo padri e madri di famiglia. Tra coloro che usano il buono in maniera diversa dalla funzione primaria ci sono anche i giovani. Una circostanza sulla quale sarebbe bene riflettere: la generazione mille euro (quando va bene) si arrangia come può.

Non per altro da una ricerca del 2011 è emerso che per i dipendenti il buono pasto, insieme alla mensa, è il benefit più gradito. Un'agevolazione per la pausa pranzo ma allo stesso tempo un sostegno al proprio reddito dei lavoratori.