Fino agli anni Settanta era una bevanda di preparazione casalinga; solo allora e ancora di più a partire dalla fine degli anni Ottanta, con l’ingresso sul mercato di un numero maggiore di aziende il tè freddo confezionato è diventato una realtà consolidata.  Con un consumo procapite di oltre 11 litri all’anno esso rappresenta in Italia la seconda bevanda analcolica più consumata dagli italiani dopo la cola e i consumi crescono a tassi maggiori rispetto a quelli delle altre bevande (+1,8% di volumi a fronte di una crescita del mercato delle bevande analcoliche solamente del 0,7%).

L’industria guarda con ottimismo alla prossima stagione: infatti, nell’ambito delle bevande non alcoliche, la categoria del tè freddo è quella che ha risentito in misura minore del trend negativo. L’andamento del mercato è stato sostenuto dall’ottima performance di quest’ultimo che, oltre a crescere a doppia cifra di anno in anno, sta portando nuovi consumatori alla categoria.

I dati di mercato confermano inoltre la perdita dei volumi dei gusti tradizionali, a vantaggio delle referenze a base di tè verde. Secondo i dati Iri Simphony.Grouop il tè al limone rappresenta il 49% del mercato, quello alla pesca il 40% e il tè verde l’11%. Tra i formati, la bottiglia in Pet da 1,5 litri è quello più venduto nel dettaglio (oltre il 70%), mentre le confezioni monodose (bicchierini, minibrik e lattine) rappresentano circa un terzo dei volumi, ma con una maggiore incidenza a valore.

Fra le tendenze in atto nella grande distribuzione c’è la crescita delle private label che, sempre secondo i dti Iri SimphonyGroup hanno raggiunto una quota a quantità del 14%& e dell’11% a valore. Questo trend è stato indubbiamente favorito dall’aumento dell’attenzione al prezzo da parte delle aziende e dalla cura riservata ad altri elementi che influenzano le decisioni d’acquisto, quali: innovazione, scaffali costruiti in modo ordinato, chiarezza espositiva, facilità di localizzazione della categoria.