Circa il 90% degli Italiani dichiara di conoscere il termine “sostenibilità” e il suo significato e il 78% considera molto importante che le aziende ed i brand siano impegnati su questo fronte. Queste alcune delle evidenze di un’indagine effettuata da TNS Italia.

L’indagine effettuata in 6 Paesi (Francia, Spagna, Germania, Regno Unito ed Olanda oltre all’Italia) evidenzia posizioni simili a livello europeo in materia di sostenibilità. Nel pensare al concetto di sostenibilità, ampio e variegato, gli intervistati si riferiscono soprattutto alla salvaguardia e protezione dell’ambiente (35% rispondenti) e alla promozione di produzione e consumi eco-sostenibili (9%).

“Un primo spunto di riflessione viene dunque da qui” – ha esordito Stefano Carlin, direttore del business TNS. “Sappiamo che la sostenibilità è un tema complesso, e che le sue componenti sono da individuare in quattro aree che si integrano e si relazionano: sociale (per quanto riguarda povertà, lavoro, sanità…),  economica, ambientale, culturale (diversity, pari opportunità…). Il consumatore europeo, e italiano, se vogliamo un focus sul nostro Paese, è ancora, e potremmo dire prevalentemente, focalizzato sull’area della sostenibilità ambientale e non contempla l’accezione più ampia e integrata del tema, nelle sue aree di attenzione allo sviluppo economico, di crescita equilibrata e sostenibile, di pari opportunità e diritti accessibili”.

Se dal punto di vista del principio, la rilevanza è quindi appurata, entrando a pieno titolo nella top 10 dei temi caldi, qual è la percezione del coinvolgimento personale? Gli Italiani si dichiarano “coinvolti” in fatto di sostenibilità ed evidenziano una certa apprensione per le condizioni ambientali del proprio Paese, che considerano appena più che “discrete” (media 2,3 a livello europeo su scala 1-5 max – Italia 2,1).

La situazione si presenta pressoché omogenea anche nella valutazione dei principali problemi ambientali. In tutti i Paesi, l’inquinamento di aria ed acqua è considerato fonte di preoccupazione primaria, così come il trattamento dei rifiuti. Segue il disboscamento. Solo un 4% degli intervistati a livello europeo (e un 1% a livello italiano) dichiara di non avere alcuna preoccupazione a livello ambientale, confermando che a livello generale tutti noi siamo sensibili ormai a queste tematiche e le consideriamo nella nostra vita quotidiana.

Ma chi dovrebbe affrontare questi problemi? Di chi dovrebbe essere la responsabilità per piani e azioni? Sicuramente per tutti l’ente di riferimento è il Governo (76% a livello europeo – 72% in Italia), seguito però a ruota (rispettivamente 62% e 60%) dai cittadini stessi.

Qual è quindi il ruolo delle aziende? Il consumatore si aspetta un loro coinvolgimento importante, sia a livello corporate, sia a livello di brand, dichiarando maggior fiducia in coloro che attuano comportamenti responsabili a livello sociale e ambientale (66% in Europa - 76% in Italia) e accettando e sollecitando un coinvolgimento importante in tema di sostenibilità anche solo per proteggere e migliorare la propria reputazione (74% in Europa - 76% in Italia).

In tempi di alta relazionalità e di crescente importanza del passaparola, supportato da tecnologie digitali e social networking, il consumatore sembra inoltre essere ben conscio del proprio potere. A fronte di comportamenti negativi in ambiti sociali o ambientali, da parte di aziende o brand, 6 cittadini su 10 si dichiarano pronti a rifiutarsi di acquistare prodotti e servizi (61% Europa e Italia) e a raccontare a amici e conoscenti a voce (44% in Europa – 32% in Italia), o in rete (rispettivamente 24 e 31%) la propria esperienza. Un consumatore consapevole quindi di poter giudicare i comportamenti aziendali, pensando di intervenire con azioni chiare e concrete, siano esse la comunicazione, la vendita (22% in Europa – 17% in Italia) o il mancato acquisto di titoli/azioni aziendali (rispettivamente 36 e 28%).